SOStenibile: l’impegno della Permanente per l’ambiente

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Mostra SOStenibile- dal 1 al 17 luglio 2022 al Museo della Permanente

È stata inaugurata a Milano il 30 giugno scorso e resterà aperta fino al 17 luglio, la mostra SOStenibile Gli artisti della Permanente per l’Ambiente e la Sostenibilità, riservata ai soci della Società Per Le Belle Arti Ed Esposizione Permanente, con oltre centoquaranta opere, tra pittura, scultura, fotografia e installazioni. L’interesse di un’istituzione prestigiosa come la Permanente per i temi dell’ambiente e della sostenibilità dimostra ormai l’urgenza per una sempre più ampia parte di artisti di confrontarsi con i temi dell’utilizzo delle risorse naturali, del cambiamento climatico e delle minacce ambientali. Sulla Città Vegetale, presentiamo, da alcuni anni, gli esponenti che hanno fatto della tematica ambientale la loro cifra distintiva e un ampliamento di questa compagine non può che trovarci d’accordo, anche se, forse, il titolo della rassegna milanese dà per scontato che la sostenibilità sia la soluzione ai problemi che ci troviamo ad affrontare, limitando in un certo senso l’ambito espressivo degli artisti stessi che, piuttosto, avrebbero potuto essere incoraggiati a denunciare l’insostenibilità del percorso sui cui è avviata l’umanità, stimolando un atteggiamento più critico.

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Quattro visioni dell’oceano e i 50 Mari di Mathieu Lehanneur

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50 Seas 02_Mathieu Lehanneur ©Felipe Ribon (Black Sea – Ukraine – Nota dell’autore)

Quest’anno la Giornata degli Oceani, ricorrente l’8 giugno, si è svolta in concomitanza con la Biennale di Venezia e la Design Week di Milano ed è stata celebrata sia in queste manifestazioni sia in alcuni altri eventi collaterali. Al tempo stesso essa è stata l’occasione per fare il punto sull’oceano e il mare, che qui intendo come sinonimi, come luogo artistico e anche sullo spazio che essi hanno nella trattazione artistica ambientale. Pur essendo deputati alla produzione di ossigeno e di risorse alimentari essi continuano ad essere per noi umani luoghi inospitali, in cui non possiamo vivere e in cui non prevediamo di farlo nei prossimi decenni, mentre stiamo sviluppando il nostro viaggio su Marte, e che anzi sono divenuti minaccianti a causa del rischio dell’innalzamento del loro livello. D’altro canto, l’oceano, come dice la curatrice e storica dell’arte Chus Martinez (1972), è un luogo che racchiude storia e cultura e quindi abilitato ad essere oggetto artistico da vari punti di vista.

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L’Ecce Folium di Annalisa Di Meo

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Annalisa Di Meo – n° 3 – spago, lino e acrilico su tela – 2006

L’arte ambientale ha tra i suoi filoni la considerazione dei vari elementi che compongono il mondo vegetale: boschi, alberi, piante e fiori e alcuni degli artisti di cui ci siamo finora occupati ne hanno evidenziato i vari aspetti, con tecniche e finalità differenti. Marzia Migliora si è interessata di piante alimentari; Cesare Viel, Eugenio Tibaldi e Quayola hanno descritto orti e giardini; Giuseppe Penone e Margherita Galli hanno rappresentato interi alberi o tronchi; Pep Marchegiani e Margherita Leoni hanno dipinto fiori; Paola Marzoli si è concentrata sui fili d’erba; Silvia Infranco si è ispirata a splendidi erbari. Annalisa Di Meo (Brescia 1977), attualmente in mostra allo spazio Manifiesto Blanco fino al 18 giugno, ci invita invece guardare le foglie, a concentrarci su questa parte delle piante, finora piuttosto trascurata, con un titolo che è un imperativo: Ecce Folium.

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Spore e Metaspore tra Torino e Milano, le mostre di Carlo Steiner e Anicka Yi

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Anicka Yi – Biologizing The Machine (terra incognita), 2019 -Vetrine in acrilico, acciaio verniciato, terra di Venezia, carbonato di calcio, tuorli d’uovo, cellulosa, PCB personalizzato, sensori di gas – Dimensioni variabili – Courtesy l’artista, Gladstone Gallery, New York e
Bruxelles, e 47 Canal, New York – Foto Renato Ghiazza

A Torino, alla galleria Gagliardi e Domke Contemporary, fino al 19 maggio e a Milano al Pirelli HangarBicocca, fino al 27 luglio, sono di scena rispettivamente le Spore di Carlo Steiner (Rieti, 1957) e le Metaspore di Anicka Yi (Seoul, 1971). Due mostre molto diverse, accomunate dalla presenza nel titolo e in sala delle spore, cioè di una forma di vita che nel regno vegetale e nei funghi, di cui si occupa Steiner, serve alla riproduzione, mentre nei batteri, a cui è più interessata Anicka YI, è impiegata a mantenere in vita una specie allorquando le condizioni ambientali sono avverse, restando in uno stato latente, fino al momento in cui trovano un substrato giusto per far ripartire il processo di germinazione. Pur trattandosi di tecniche diverse, pittura per Steiner, scultura per Anicka Yi, le mostre trattano dell’intervento dei processi naturali, a livello microscopico, nel lavoro artistico e di quale sia il ruolo dell’artista.

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La scrittura di Cesare Viel come scultura

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Cesare Viel – tutto torna, anche indietro – pennarello su carta da pacchi 100×140 – Courtesy Cesare Viel e Galleria Milano

Mi sono imbattuto per la prima volta in Cesare Viel (Chivasso – 1964) nel 2019, in occasione della sua mostra “Scrivere il giardino” alla galleria Pinksummer di Genova, dove ero stato attratto dal titolo. Avevo iniziato questo blog da pochi mesi e immaginavo che potesse essere trattarsi di qualcosa che riguardava il rapporto tra ambiente e arte e in effetti era così ma non nel senso che immaginavo. All’ingresso mi fecero togliere le scarpe, il pavimento era stato dipinto di verde e delle strisce bianche, come dei vialetti, delimitavano zone all’interno delle quali erano delle frasi in caratteri minuscoli, ma ben leggibili, che appunto “scrivevano” o “descrivevano il giardino”. Non approfondii molto e rimpiangevo di aver perso la mostra che Viel aveva tenuto al PAC di Milano l’anno prima, nel corso della quale aveva anche realizzato una performance intitolata Il giardino di mio padre, che certamente mi avrebbe dato elementi per capire quello che stavo vedendo a Genova, ma mi muovevo nella direzione sbagliata, guardavo il giardino e non la scrittura.

  • Cesare Viel - Scrivere il giardino - Galleria Pinksummer Genova - 2019
  • Cesare Viel - Scrivere il giardino - Galleria Pinksummer Genova - 2019
  • Cesare Viel - Scrivere il giardino - Galleria Pinksummer Genova - 2019
  • Cesare Viel - Scrivere il giardino - Galleria Pinksummer Genova - 2019
  • Cesare Viel - Scrivere il giardino - Galleria Pinksummer Genova - 2019
  • Cesare Viel - Scrivere il giardino - Galleria Pinksummer Genova - 2019
  • Cesare Viel - Scrivere il giardino - Galleria Pinksummer Genova - 2019
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Cristina Volpi ha levato l’àncora

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Si è svolta a Milano, nello studio museo Francesco Messina, nell’ambito delle manifestazioni del Fuori Salone, l’edizione 2021 di Terra Migaki Design, la manifestazione che promuove la realizzazione di edifici, finiture e oggetti in terra cruda, coordinata dall’arch. Sergio Sabbadini, di cui avevo parlato lo scorso anno. L’edizione di quest’anno, denominata con il termine giapponese Sozai (materie prime), era dedicata al tema del design sostenibile. L’evento comprendeva anche alcune installazioni artistiche, tra cui l’opera di Cristina Volpi (Saronno, 1975) Terra Àncora, terra ancora, che rappresenta un punto di svolta nella sua produzione. Lo spazio espositivo, ospitato nella chiesa sconsacrata di San Sisto al Carrobbio, si presta particolarmente, con i suoi diversi livelli (la cripta, la navata e la volta), per gli interventi della Volpi che lo sente come luogo dell’anima, della coscienza, dell’inconscio e dell’ultraterreno ma anche della consapevolezza del sé.

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L’amore di Raffaele Cornaggia per gli oggetti

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Raffaele Cornaggia – Macairodonte – l. 250 cm h. 80 cm peso 40 kg

In un bosco di sezioni di tronchi di alberi di grandi dimensioni, si aggirano una tigre con i denti a sciabola, un lupo nell’atto di ululare, un bambi pronto a fuggire al primo rumore sospetto. Animali realizzati con centinaia di parti di oggetti abbandonati e ritrovati nelle discariche o donati da persone desiderose di conservarne la memoria, avvitate tra loro a creare forme nel rispetto dei colori. Sono le opere di Raffaele Cornaggia  (Cosio Valtellino, 1961) l’artista che ha creato Scraps World, il mondo dei rifiuti in cui animali e divinità mitiche realizzati con l’impiego di materiali scartati sono stati ambientati, per l’edizione del Fuori Salone 2021, nel punto vendita dei maestri italiani dell’artigianato del legno Bruno Spreafico, proprio a ricordarci il valore di questa risorsa e della natura di cui essa è manifestazione, messa a rischio dalla dispersione di manufatti abbandonati sulla terra ed ormai anche attorno ad essa.

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A Pescara, sulle tracce della Pineta Dannunziana

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Paolo Dell’Elce-Pineta di Pescara

Nella prima quindicina di luglio ero in Abruzzo e avevo visitato, anche se frettolosamente, la Pineta Dannunziana e per questo sono poi rimasto colpito dall’incendio del due agosto che l’ha interessata. Nonostante sia stato domato abbastanza rapidamente, il rogo ha distrutto interamente il comparto cinque, la zona di riserva integrale chiusa al pubblico, inoltre, il fatto che si sia sviluppato all’interno della città ha creato un forte impatto psicologico. Durante la visita mi ero però sorpreso nello scoprire che l’area fosse stata istituita come Riserva Naturale Dannunziana solo il 18 maggio del 2000, cioè appena 21 anni fa e mi sembrava che questo stridesse un po’ con l’esternazione di sentimenti di preoccupazione che è seguita al fuoco. Possibile che un bene così importante avesse trovato così poca e recente attenzione? E quanto questo bene era stato presente nella ricerca artistica a testimonianza del suo valore simbolico? Qui di seguito espongo i risultati delle letture, delle visite e degli incontri di un milanese/abruzzese in vacanza, senza alcuna pretesa di completezza.

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I riflessi contrastanti dell’organico e del tecnologico

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Mario Costantini-Il primo schizzo della scultura Riflessi-2020

Il percorso artistico di Mario Costantini (Penne, 1946) si articola da anni attorno ai concetti di organico e tecnologico, la coppia di opposti che sintetizza i gradi della natura umana e che diffonde la sua influenza sui destini del nostro pianeta. Concetti il cui significato, al di là dell’esatta definizione su cui la filosofia ha molto indagato, ci è ormai familiare e che intuiamo istintivamente. Essi accompagnano l’uomo fin dalla sua comparsa sulla Terra: il primo rappresenta la sua parte animale, il suo legame con l’ambiente naturale, la sua istintività; il secondo invece il suo bisogno di organizzare e classificare, la sua mania trasformativa, la costruzione di manufatti per realizzarne altri. Ad ognuno di essi facciamo corrispondere una discendenza e una forma: materna, tondeggiante e sinuosa quella del primo; paterna, aguzza e spigolosa quella del secondo. Aspetti presenti in ciascuno di noi ma che permeano anche il mondo, prevalendo di volta in volta l’uno sull’altro ma in realtà mischiandosi e ritrovandosi in ogni aspetto della nostra esistenza.

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La Città Vegetale va in vacanza. Ecco le mie proposte di lettura per l’estate

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La copertina del libro di Eduardo Kohn Come pensano le foreste

Care lettrici e Cari lettori, a luglio e agosto, La città vegetale-l’ambiente visto attraverso l’arte non pubblicherà i propri articoli con la solita periodicità settimanale del lunedì, ovverossia potranno esserci nuovi articoli ma senza una scadenza fissa. Questo perché l’autore sente il bisogno di studiare e di approfondire le tematiche di cui si occupa da circa due anni e che sembrano indirizzarsi verso dei punti di svolta.

Nei primi sei mesi di quest’anno, ho pubblicato 24 articoli che hanno ottenuto 13.375 visualizzazioni da 6.032 visitatori. Nello stesso periodo dell’anno scorso gli articoli erano stati 25 con 7.101 visualizzazioni e 2.235 visitatori. Ciò significa che le problematiche ambientali osservate dal punto di vista dell’arte e degli artisti riscontrano un interesse crescente.

Per approfondire questi temi vi suggerisco dei libri, nell’ordine di importanza che hanno per me, alcuni già letti, alcuni in lettura, altri ancora da leggere. Il primo è Il sussurro del mondo di R. Powers che è il romanzo che mi ha riavvicinato alle tematiche ambientali. Il secondo è il saggio Arte, ambiente, ecologia di Gaia Bindi, di cui ascoltai fortunatamente la presentazione dal vivo, che fornisce una sintesi utilissima e credo unica del rapporto tra i tre ambiti. Il terzo è La vita delle piante di Emanuele Coccia che ci conduce nella mescolanza con l’ambiente vegetale. Per continuare con i libri che sto leggendo vi propongo Come pensano le foreste di Eduardo Kohn, un libro complesso ma che avrà una lunga influenza sulla nostra visione degli altri viventi e di cui scriverò in autunno. Poi Le metamorfosi di Publio Ovidio Nasone perché nel nostro futuro dovremo sperimentare cambiamenti del nostro stato nel tentativo di avvicinarci agli altri regni. Altro libro in lettura è Biofilia di Edward Wilson purtroppo fuori catalogo ma rinvenibile nelle biblioteche, utile per comprendere la nostra relazione con gli ambienti naturali. Infine, due libri di cui ho ascoltato la presentazione sul podcast Il posto delle parole di Livio Partiti: La lezione della farfalla di Daniel Lumera e Immaculata De Vivo e il romanzo L’anatra sposa di Marta Ceroni che illustrano le nuove parole che dovremo impiegare per comprendere e cambiare la situazione che stiamo vivendo.

Naturalmente se potete visitate mostre e frequentate l’arte in tutte le sue forme.

Buone vacanze!

Dear readers, in July and August, The vegetable city-the environment seen through art will not publish its articles every Monday. In the first six months of this year, I published 24 articles that got 13,375 views from 6,032 visitors, the first increased almost double and the second almost three times over the same period last year. For this summer I propose you some books.

I wish you happy holidays!