Leonardo Ulian e la spiritualità dei microchip

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 Leonardo Ulian , Techno Atlas – 010 (pentagon), 2022,
Electronic components, silver copper wire, varnish, solder, gesso, mdf , Diptych 117x230x5 cm | 46×90½x1¾ inches. Each artworks 111x117x5 cm

Mentre la cosiddetta digital art sembra incontrare un favore crescente, anche se temo che gli NTF, Non Fungible Token in campo artistico, potrebbero rivelarsi un fenomeno bolla, ci sono artisti, come Leonardo Ulian (Gorizia, 1974), di cui si è appena conclusa la mostra Shapes of Worlds of Shapes alla galleria The flat di Massimo Carasi a Milano, che preferiscono navigare in direzione contraria, impiegando l’hardware, che pure è alla base del digitale, per realizzare la propria arte. Mettendo al primo piano l’artista e non la tecnologia, egli fa ricorso alle più piccole parti che compongono un computer: chip, transistor, diodi, creando mappe del mondo e dei suoi componenti nascosti, mettendo in evidenza la loro natura magica, alchemica, infantile da cui promana un messaggio filosofico, psicologico, spirituale che hanno attratto l’attenzione di alcuni grandi della tecnologia come OpenAI e Facebook e di collezionisti USA.

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Gola, Carpi, Morlotti: tre artisti e un luogo.

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Ennio MorlottiPaesaggio (Vegetazione)-1963-olio su tela-60 x 70 cm-firmato in basso a destra-Collezione privata -Archivio Bellati Editore

C’è un luogo vicino Milano che è stato residenza e rifugio di tre artisti lombardi: Emilio Gola (Milano, 1851 – 1923), Aldo Carpi (Milano, 1986 – 1973), Ennio Morlotti (Lecco, 1919 – Milano, 1992), diversi per età, stile, esperienze artistiche e di vita. Vi si arriva facilmente, prendendo il treno per Olgiate Molgora (non c’è bisogno di usare l’auto e riempire quegli spazi che invece è importante restino visibili e sgombri) e da lì, percorrendo il viale che dalla stazione sale alla frazione di Mondonico che si scopre ad un certo punto, dopo essere passati accanto alla villa Il Buttero, dove soggiornava Emilio Gola. Io vi sono arrivato casualmente molti anni fa senza saperne nulla, attratto dalla bellezza del panorama naturale che mi riportava agli anni della mia infanzia, fino a quando non ho scoperto i grandi pannelli che riproducono alcune delle loro opere, collocati dal Comune di Olgiate proprio in corrispondenza dei luoghi che rappresentano o che li hanno ispirati. In tal modo si è venuto a creare un singolare esperimento perché confrontando natura e figura è possibile seguire il filo dell’evoluzione della loro pittura così come illustrato dalla bella pubblicazione del Comune di Olgiate curato da Anna Caterina Bellati.

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Mettere in scena i fiori: la “bottega” Bollettini a Milano

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Interno della Bottega Bollettini – particolare –

I fiori si possono dipingere o raccontare, come abbiamo scritto più volte su questa rivista (cfr. i nostri contributi sui pittori Mario De’ Fiori, Pep Marchegiani, Margherita Leoni, Marco Eusepi e sul romanzo “Cambiare l’acqua ai fiori” della scrittrice Valérie Perrin) ma si possono anche mettere in scena come accade nella bottega (uso volutamente questo termine che spiegherò dopo) della famiglia Bollettini (marito, moglie e figlia) a Milano, unita da un comune amore per l’arte, la pittura ma anche la musica. Nel loro spazio i fiori e le piante formano un’ambientazione suggestiva e unica con le pareti dei locali e con gli elementi di arredo, creando un luogo esperienziale in cui l’unione dei vari elementi è così ben amalgamato da rendere molto difficile l’identificazione degli artisti e degli stili che lo hanno ispirato.

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“Rapporto da una tela assediata” recensione di Viana Conti

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Gianni-Emilio Simonetti – foto da libro MEMORANDUM 3 Bianca Pilat ediz. pp.30-31 2022

La Città Vegetale è onorata di ospitare la recensione di Viana Conti, critico d’arte, saggista, giornalista, alla mostra “Rapporto da una tela assediata” di Gianni-Emilio Simonetti, a cura di Bianca Pilat, in corso a Milano all’Associazione Bianca Pilat, fino al 10 dicembre.

Gianni Emilio Simonetti, artista, musicista, poeta e saggista proviene dal Situazionismo di Guy Debord e dopo aver conosciuto personalmente il fondatore di Fluxus George Maciunas ne diventa il protagonista italiano organizzando eventi e concerti Fluxus.  Le sue esperienze artistiche spaziano nei più vari campi, componendo musica di impronta cageana, partecipando alla nascita della Cramps Record e scrivendo, più avanti, saggi su Demetrio Stratos e gli Area. Nel 1965 fonda con Gianni Sassi la casa editrice ED912 e nel 1971 diviene direttore editoriale della casa editrice Arcana. Nel 1982 fonda la rivista “La Gola-mensile del cibo e delle tecniche di vita materiale”. Nel corso degli anni pubblicherà numerosi libri mescolando documentazione storica, riflessione filosofica, invenzione narrativa e cultura materiale. Nel 2017, l’intero archivio di Gianni-Emilio Simonetti, dal 1962 al 2016 circa, è stato acquisito dalla Beinecke Library della Yale University.

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Arturo Vermi e il segno del paesaggio

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Arturo Vermi S.T.presenze_1974_tm_15x73cm

La mia conoscenza di Arturo Vermi (1928-1988) è molto recente e risale a ArtVerona 2021 dove tra le migliaia di opere esposte, le sue mi avevano folgorato. Il gallerista Rino Tornambè che le esponeva, di fronte al mio entusiasmo ed alla mia dichiarazione che mi sarebbe piaciuto occuparmene, mi fece dono di alcuni cataloghi delle mostre di Vermi, tra cui quella alla Galleria Blu di Milano e quella al Palazzo delle Prigioni Vecchie di Venezia, entrambe del 1974, che sancirono la sua affermazione e a cui lo stesso Vermi fa riferimento nelle sue Note d’artista. A colpirmi era stata in particolare un’opera della serie dei Paesaggi; sulla tela vuota solo un riquadro in basso a destra con una serie di linee verticali, in cui io avevo visto degli alberi vicini all’acqua di un torrente, il segno di un paesaggio, che è a mio avviso il tema ricorrente delle opere di questo artista.

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Nella foresta a mangrovie di Binta Diaw per ritrovare la libertà

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Binta Diaw, La plage noire, 2022. Ph Antonio Maniscalco, Courtesy the artist and Prometeo Gallery Ida Pisani, Milan-Lucca

L’artista senegalese-italiana Binta Diaw (1995) presenta a Milano, fino al 6 dicembre, alla Galleria Prometeo di Ida Pisani, la mostra La plage noir, una nuova opera in cui sviluppa i temi della libertà e dell’emancipazione in un contesto post-coloniale, già toccati in precedenti esposizioni come Chorus of soil del 2019 e Dïà s p o r a del 2021. Nell’installazione impiega materiali e mezzi espressivi che rappresentano ormai una sua costante: acqua, terra, semi, piante come simboli di rete, rifugio, vita, libertà, connessi idealmente mediante fili annodati a mo’ di trecce, raffigurazione storica e antropologica della condizione delle popolazioni, in particolare femminili, sottoposte al dominio delle potenze coloniali, a cui si uniscono immagini del proprio corpo fotografato in modo da renderlo simile ad un paesaggio naturale, come nella serie Paysages Corporelles series del 2019.

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La struttura circolare della realtà nel Microbiota di Elisa Cella

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Elisa Cella, 22-C33, 2022 (Leishmania), ferro tagliato al laser e verniciato, cm 75×120

Elisa Cella (Genova 1974) presenta alla Galleria Villa Contemporanea di Monza, fino al 3 dicembre, Microbiota – Un ampliamento dell’esperienza sensoriale. Con il termine Microbiota si intende l’insieme dei microrganismi; batteri, funghi, virus, protozoi, che colonizzano un determinato ambiente e che sono responsabili sia di processi patogeni sia di quelli necessari alla sopravvivenza della vita sul nostro pianeta contribuendo ai cicli naturali di vita e morte. Le opere sono nate a partire dalla riflessione sull’esperienza Covid, in cui l’approfondimento delle cause dell’epidemia ha portato all’osservazione del mondo microscopico e dell’estrema originalità e bellezza di questi esseri che costituiscono una popolazione ben più ampia di quella umana, animale e vegetale di tipo macroscopico, anche se invisibile ai nostri occhi. Elisa Cella, artista di formazione matematica, da sempre affascinata di scienza e di biologia cellulare, porta avanti in direzione di questo nuovo ambito della vita reale la sua personale ricerca artistica basata sull’uso di forme circolari, attraverso cui corpi umani, sensazioni e ora mondo microscopico, sono reinterpretati.

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Le cianotipie polari di Roberto Ghezzi

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THE GREENLAND PROJECT by Roberto Ghezzi

Quest’estate Roberto Ghezzi (Cortona, 1978) ha trascorso un lungo periodo in Groenlandia, presso la RED House di Tasiilaq creata da Roberto Peroni, situata sulla costa orientale dell’isola, per la realizzazione della prima fase del Greenland Project dedicato alla rappresentazione e misurazione del fenomeno dello scioglimento dei ghiacci in cui si è avvalso della collaborazione della cartiera Enrico Magnani Pescia, che ha messo a disposizione le carte fotosensibilizzate e della consulenza scientifica dell’Istituto delle Scienze Polari del CNR per l’analisi dei risultati. Nel 2023 questi saranno esposti al Museo della Carta di Pescia e alla galleria Gilda Contemporary Art di Milano, accompagnati da foto, schizzi e acquerelli dell’ambiente di ricerca e appunti di viaggio. Con la sua ricerca Ghezzi si iscrive tra quegli artisti che vedono uno stretto rapporto tra fenomeni naturali, indagini scientifiche e raffigurazione artistica.

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Ana Hillar ascolta il respiro

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Ana Hillar – Invisibile expansion -2022 – cm 27 x h10 – gres – courtesy tempestagallery

L’artista argentina Ana Hillar (Santa Fe, 1970) presenta fino al 7 ottobre, alla Tempesta Art Gallery di Milano, la sua mostra Tummo dedicata al respiro (Tummo è il nome di una tecnica di respirazione praticata dai monaci buddisti per sopravvivere in condizioni estreme), attività involontaria, principio alla base della nostra vita e di quella di tutti gli altri esseri viventi. Sulla parete di fondo della galleria campeggia la riproduzione del nostro apparato respiratorio realizzato mediante un reticolo di cannule di gres collegate tra di loro a rappresentare i bronchi. Sulla parete laterale sinistra, invece, due sculture rappresentano gli alveoli polmonari. Al centro sala, dei grandi vasi appoggiati a terra aprono le loro bocche, all’interno delle quali una serie di filamenti esprimono l’energia della natura e dei corpi dei viventi e infine, sulla destra entrando dei rametti in terraglia formano un grande nido.

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Figurae e immagini al Premio Michetti 2022

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Il 73° Premio Michetti, (Palazzo San Domenico – Francavilla al Mare – fino al 25 settembre) curato da Nunzio Giustozzi e assegnato all’artista Velasco Vitali (Bellano, 1960) per la sua opera Goldwatch #13, dichiarava fin dal titolo figura, ae l’intenzione di una rassegna dell’arte figurativa italiana contemporanea, affidata alle opere inedite di 13 artisti che, attraverso la presentazione di più lavori (ben 129), fossero in grado di dimostrare, con le proprie soluzioni espressive, il rinnovamento e la vitalità di questo genere artistico. Al contempo, il sottotitolo della rassegna, l’immagine delle immagini, desunto, come ci informa il curatore, da un’epigrafe dannunziana al Corpus Domini di Francesco Paolo Michetti: “E il Corpus Domini era per tutti noi, cercatori irrequieti di un’arte nuova, il Verbo dipinto: era nella nostra chiesa, l’immagine delle immagini”, suonava però come una domanda retorica rivolta al visitatore, se cioè tra quelle esposte, ce ne fosse una capace di rivestire il ruolo superlativo che la rappresentazione della processione realizzata dal Michetti aveva per il Cenacolo francavillese. Altresì, se oggi, sia attribuibile a una qualche opera d’arte il ruolo di supremazia assoluta come in altri momenti è stato possibile. Rimandando alla galleria delle immagini per le opere e i nomi degli artisti partecipanti che vi suggerisco di approfondire sui loro profili social o siti web, cercherò di evidenziare gli aspetti generali della rassegna, lasciando a ognuno di voi il giudizio su quanto presentato.

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