Il progetto


Il futuro non potrà che fare propria la metafora vegetale
S. Mancuso

Maggio 2023 Quando ho iniziato a scrivere La città vegetale, quasi quattro anni fa, non pensavo ancora che il suo sottotitolo sarebbe diventato, “L’ambiente visto attraverso l’arte” e che avrei parlato di artisti che si occupano di arte ambientale. Con questo non intendo attribuire una qualche superiorità né etica né estetica a chi tratta temi ambientali ma piuttosto occuparmi di un ambito artistico molto ristretto, da esplorare in larghezza e profondità mettendo in evidenza una particolare sensibilità e verificando se, effettivamente, ad essa si associa una effettiva creatività artistica. Il giudizio non può prescindere da quelli che sono i normali criteri di giudizio di un’opera d’arte. Sono importanti il soggetto, i materiali, il medium, ma poi altrettanto la sintesi che l’artista ne fa con la sua capacità e la sua tecnica, il risultato finale che deve possedere la capacità di comunicare in modo sintetico il proprio messaggio, di aggiungere qualcosa al panorama artistico.

Novembre 2019 L’emergenza climatica che stiamo vivendo ha riportato gli alberi al centro della nostra attenzione. Le proposte di piantare nuovi alberi si susseguono sostenute da autorevoli sponsor. Tre milioni di alberi dovrebbero essere piantati nella sola Città Metropolitana di Milano, mentre l’Italia dovrebbe ospitare addirittura sessanta milioni di nuovi alberi. Un partito politico ha persino proposto di piantare un albero per ogni nuovo iscritto.

Aumentare il numero di alberi è certamente utile e necessario, ma oggi dobbiamo fare un salto di pensiero per sviluppare un punto di vista “vegetale”. Bisogna iniziare a ragionare usando la metafora “vegetale”, ovvero tenere conto delle particolari modalità di esistenza e riproduzione delle piante che, come messo in luce in Italia da Stefano Mancuso, sono sistemi decentrati, circolari, cooperativi, al cui modello dobbiamo ispirarci quando prendiamo le nostre decisioni. I vecchi paradigmi di pensiero hanno sempre proposto una visione gerarchica dell’uomo che domina il regno animale e quello vegetale, dove il termine vegetale veniva impiegato in senso negativo. Il regno vegetale era quello inanimato, e quindi posto nella scala più bassa, mentre oggi dobbiamo iniziare a considerarlo come un mondo estremamente vitale, all’opposto della visione tradizionale.

Oggi il concetto di Città Green deve trasformarsi in quello di “Città Vegetale”, sostenibile, ecologica che si oppone virtuosamente al disastro ambientale. La nuova “Città vegetale” deve diventare l’evoluzione della “Città che sale” del quadro di Boccioni che celebrava la città industriale e moderna, così come si andava affermando.

Il blog nasce quindi per seguire questa nuova prospettiva e si occuperà di tutti i fatti che riguardano la futura “Città vegetale”, al modo in cui riusciremo a pensarla e costruirla. Nel blog parleremo anche di sentimenti e di emozioni, perché, come dice Richard Powers, l’autore de il “Sussurro del mondo”, un libro che mi ha emozionato, saranno le emozioni a salvare il mondo. Non basta infatti conoscere i fatti per prendere coscienza del disastro ambientale. Per capire cosa sta succedendo abbiamo bisogno di essere coinvolti in prima persona in una storia che ci riguarda, oppure di ascoltare le storie narrate dagli altri.

Nel blog ci saranno quindi brevi testi ma anche foto, rimandi a libri, quadri, poesie e brani musicali per cogliere l’importanza della nuova metafora “vegetale”. Spero che possano emozionarvi come hanno fatto con me, perché mi piacerebbe farvi provare le mie stesse emozioni.

La “Città Vegetale” potrà diventare un’associazione affiancata da un comitato scientifico, ma anche un centro di sviluppo di progetti che, a partire dalla nuova metafora vegetale, affronterà i temi della transizione ambientale. Cercheremo di analizzare le interazioni delle scelte ambientali che vengono prese con gli esseri umani, vegetali, animali, senza mai dimenticare che la vita e l’arte devono fare parte del nuovo quadro di pensiero.