È da poco arrivato in libreria un nuovo libro dell’antropologo Adriano Favole intitolato La via selvatica: storie di umani e non umani, pubblicato dall’editore Laterza. Nell’introduzione l’autore spiega che avrebbe preferito impiegare il termine incolto al posto di selvatico ma di aver rinunciato perché questo termine “rimanda immediatamente all’idea di trasandato, trascurato, inglobando in sé un tratto negativo”. Con incolto Favole intende il non-umano, tutto ciò, quindi, “che vive al di fuori dei confini delle culture intese come spazi simbolici”. Il tema è di grande interesse e ne abbiamo parlato più volte perché l’arte non solo si è occupata di natura ma soprattutto recentemente ha approfondito le sue indagini sul non coltivato, sul selvatico come nuova dimensione relazionale per l’umano alla ricerca di soluzioni alle problematiche ambientali, ma non solo, della nostra società.
Continua a leggereCategoria: erba
L’economadismo di Paolo Peng Shuai
Paolo Peng Shuai è un giovane artista multidisciplinare nato in Cina a Xiangtan nel 1995 e giunto in Italia nel 2004 per raggiungere la sua famiglia. Il suo lavoro si inserisce in un’area di ricerca definita come Economadismo che non va inteso in senso geografico, come spostamento da uno stato all’altro né come un nomadismo sostenibile, ma come lo studio delle condizioni ambientali e quindi culturali, antropologiche e psicologiche dello stato nomade del soggetto umano considerato “in transito da una dimensione unitaria, omogenea e controllabile a una fluida, in evoluzione e ibrida”, come messo a fuoco dalla filosofa italiana naturalizzata australiana Rosi Braidotti (1954). Idealmente egli si colloca sulle tracce dei suoi artisti preferiti: la coreana Kimsooja (1957) e i cinesi Huang Yongping (1954-2019) e Chen Zhen (1955-2000). Per affrontare questa tematica Paolo Peng Shuai si riferisce al mondo dei vegetali cinesi, simbolo della identità del suo paese natale.
Continua a leggereAntropocentrico e vegetale nella fotografia di Giovanni Tavano
Giovanni Tavano (Pescara-1954), presenta fino al 3 settembre, nella bella cornice del Museo Laboratorio ex Manifattura Tabacchi di Città Sant’Angelo (PE), Fotografie dal 1977 al 2020, una selezione del suo lavoro storico in b/n sviluppato tra la fine degli anni Settanta e quella degli anni Ottanta e di quello inedito a colori a cui si è dedicato dal 2012 al 2020, su cui mi concentrerò perché attinente al tema di questo blog. Per le tecniche, gli argomenti e i linguaggi impiegati, la mostra è un riassunto anche delle problematiche della fotografia che sono state dibattute in un Talk on photograpy svoltosi l’11 agosto nella stessa sede espositiva a cui hanno partecipato tra gli altri, oltre all’autore e al curatore Enzo De Leonibus, anche i critici Antonio Zimarino e Ivan D’Alberto, i docenti Marco Brandizzi e Franco Fiorillo e i fotografi Paolo Dell’Elce e Jacopo Pasqui.
Continua a leggereDal rigore del paesaggio al sublime della natura, il percorso di Paola Marzoli
I versi del poeta americano Walt Whitman (1819-1892): “Credo che una foglia d’erba non sia meno di un giorno di lavoro delle stelle”, descrivono perfettamente il senso delle opere di Paola Marzoli (Lecco 1944), presentate nella mostra Ogni erba ha un nome, in corso alla Galleria Rubin di Milano, fino al 27 novembre. Si tratta di un’artista che assomma in sé tre personalità, quella di architetto, di psicoterapeuta e di pittrice e che ha portato avanti una lunga ricerca individuale, culminata nell’approdo alla religione nei primi anni di questo secolo e di cui i quadri esposti sono una raffigurazione.
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