Devo ammettere di essere rimasto intrigato dalla campagna pubblicitaria della terza stagione della serie televisiva Sex Education di e su Netflix (di cui non avevo mai sentito parlare), fin dalla sua prima comparsa nelle stazioni della metropolitana di Milano. Non però dai manifesti recanti grandi fiori, frutti e altri vegetali annuenti alla forma dei genitali maschili e femminili con l’intenzione di rassicurare, spero solo i più giovani, sulla unicità dell’apparato riproduttivo di ognuno, argomento su cui l’artista inglese Jamie McCartney ha realizzato numerose opere tra cui The great wall of vagina e The space of life, ma quanto piuttosto dagli altri che, simili ad affreschi, riportavano le foto dei protagonisti della serie avviluppati da una pianta che nel linguaggio dei fiori illustrava il carattere di ognuno di loro. Il fatto che una serie di successo, per di più rivolta agli adolescenti, impiegasse i fiori in uno stile compositivo che avrebbe potuto ricordare i manuali di botanica e le illustrazioni della vittoriana Kate Greenaway, mi è sembrato subito non casuale e innovativo. Doveva trattarsi di qualche significato che andava al di là dei fiori come riferimento alla natura e al mondo naturale come molti artisti e molte mostre continuano, in alcuni casi stancamente, a ripetere perdendo di vista gli altri significati che vegetali e fiori hanno per la nostra vita.
Continua a leggereCategoria: Illustrazione
Lo sguardo di Margherita Morgantin per vedere nel “buio”
Margherita Morgantin (Venezia, 1971), artista visiva, laureata in architettura con una tesi in fisica tecnica sul comportamento della luce naturale e docente all’Accademia di Belle Arti di L’Aquila, è da sempre appassionata di scienza “perché il metodo scientifico mi ha sempre dato fiducia e sentivo che, per guardare più lontano, avevo bisogno di strumenti più affilati. Al tempo stesso il linguaggio scientifico ha un che di poetico e le formule scientifiche parlano degli scienziati ma anche di me”. Nel 2020 è risultata vincitrice della VIII° edizione del Premio Italian Council con il progetto V.I.P. (Violation of the Pauli exclusion principle) che si articola in una serie di eventi di vario tipo. Uno degli esiti consiste nel libro Sotto la montagna Sopra la montagna, edito da Nottetempo, ora in libreria, in cui si rappresentano i diversi luoghi di svolgimento del progetto e i temi affrontati. “Nel libro testo e grafica stanno in un forma di tensione e amicizia, nessuna immagine è completamente illustrativa ma dice altro”.
Continua a leggereA Ngaren, il Museo dell’Umanità, l’arte avrà un ruolo fondamentale.
La Città Vegetale si era occupata di Ngaren (L’inizio), il Museo dell’Umanità ideato dal paleoantropologo Richard Leakey, all’inizio di ottobre dello scorso anno. Torniamo sull’argomento perché è stato ultimato e diffuso il masterplan finale del progetto che delinea la fisionomia e il cronoprogramma dell’iniziativa. Il museo sorgerà nei pressi di Nairobi, capitale del Kenya, dove Leakey ha condotto le sue ricerche sull’origine della vita, nel corso delle quali, nel 1984, nei pressi del lago Turkana, era stato ritrovato lo scheletro completo di un ominide morto a 10 anni e risalente a 1,6 milioni di anni fa, denominato poi Ragazzo di Turkana. La realizzazione del museo, con una superficie di circa diecimila metri quadri, richiederà cinque anni (l’apertura è prevista per il novembre del 2026) con un investimento di cento milioni di dollari. A regime i visitatori dovrebbero essere un milione l’anno. Ngaren ambisce ad essere non solo il principale e più innovativo museo del continente africano ma anche a rappresentare al tempo stesso un primo esempio di museo del futuro. Di questo ho parlato con Federica Crivellaro, paleoantropologa e consulente del progetto per lo sviluppo dei contenuti e delle esposizioni.
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