La trentesima edizione di Artissima si è chiusa con i numeri lusinghieri di 34.000 visitatori delle 181 gallerie che hanno portato all’attenzione del pubblico circa 1.500 opere. Il tema della rassegna, Relations of Care, era ispirato a un concetto sviluppato dall’antropologo brasiliano Renzo Taddei, Professore di Antropologia presso l’Universidade Federal de São Paulo in Brasile, un autore molto poco noto in Italia, dove non è stato tradotto alcun suo libro, dedicato a formulare un’ipotesi di superamento delle crisi del nostro tempo, prendendo ispirazione dal pensiero indigeno amazzonico e individuando la cura dell’ambiente e della natura circostante, come elementi fondamentali alla sopravvivenza. Non è stato facile riscontrare lo svolgimento del tema che in molti casi non è stato tenuto in alcuna considerazione. Al termine della visita però, riguardando foto e bigliettini, mi è sembrato emergesse che la sua trattazione fosse legata sì ai soggetti ma soprattutto ai materiali impiegati, per lo più sculture in metallo, resine, legno, tessuti e a poche opere pittoriche, come se questa tecnica fosse oggi meno immediatamente capace di realizzare la trattazione del tema.
Continua a leggereMese: Novembre 2023
Le barche bronzee di Sophie Ko per navigare in un tempo inquieto
A Bergamo, nascosto in pieno centro, esiste un piccolo luogo del cuore, il parco Caprotti, creato a fine ‘800 dall’imprenditore Carlo Caprotti (1846-1926), un importante industriale tessile, che lo pose a completamento della sua abitazione sita in via Tasso. Ispirato ai criteri romantici, fu progettato in modo da creare scorci di paesaggio intesi a suggestionare e a creare stati d’animo nel frequentatore, secondo le linee magistralmente illustrate da Michael Jakob nei suoi libri. All’ingresso da via Verdi è collocato un piccolo Padiglione del Tè, realizzato nel 1891, finemente decorato con fregi ispirati al corteggiamento amoroso. Qui l’associazione Contemporary Locus, che ha come suo obiettivo la riscoperta di angoli della città, ha chiesto all’artista Sophie Ko (Tbilisi–1981) di effettuare un intervento interpretando con la sua sensibilità lo spazio a disposizione e il suo rapporto con il parco.
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