La Vita e l’Arte per Sara Montani

(Tempo di lettura 4 minuti)
Sara Montani – Come ci si muove irrequieti sempre a cercare quel che si è trovato – 1996 – Tecnica mista e chiave – 50×70

Ho incontrato Sara Montani (Milano, 1951) nel suo studio a dicembre, poco prima di Natale, dopo averla conosciuta ad ottobre a Milano Scultura, dove aveva esposto degli abiti irrigiditi nella resina o che avevano lasciato la loro impronta sul plexiglas, in modo da fornire a questi indumenti storicità e una durata nel tempo al di là della loro caducità. Il luogo in cui lavora è la rappresentazione di una lunga carriera, pieno di opere e materiali disposti con ordine. Poiché Sara Montani è un’artista che oltre ad aver lavorato molto si è anche raccontata, con una capacità di autoanalisi non indifferente, nel suo libro d’artista Vivere l’arte pubblicato da Silvana, è possibile cogliere dal suo racconto quelle che sono alcune tracce interpretative della sua attività.

Continua a leggere

Le barche bronzee di Sophie Ko per navigare in un tempo inquieto

(Tempo di lettura 5 minuti)
Sophie Ko – Una barca – 2023 – bronzo – esemplare unico – cm 35 x 30 x 15 circa.
Courtesy l’artista e Renata Fabbri gallery. Foto di Alberto Fanelli

A Bergamo, nascosto in pieno centro, esiste un piccolo luogo del cuore, il parco Caprotti, creato a fine ‘800 dall’imprenditore Carlo Caprotti (1846-1926), un importante industriale tessile, che lo pose a completamento della sua abitazione sita in via Tasso. Ispirato ai criteri romantici, fu progettato in modo da creare scorci di paesaggio intesi a suggestionare e a creare stati d’animo nel frequentatore, secondo le linee magistralmente illustrate da Michael Jakob nei suoi libri. All’ingresso da via Verdi è collocato un piccolo Padiglione del Tè, realizzato nel 1891, finemente decorato con fregi ispirati al corteggiamento amoroso. Qui l’associazione Contemporary Locus, che ha come suo obiettivo la riscoperta di angoli della città, ha chiesto all’artista Sophie Ko (Tbilisi–1981) di effettuare un intervento interpretando con la sua sensibilità lo spazio a disposizione e il suo rapporto con il parco.

Continua a leggere

Le forme della solitudine nelle opere di Elena Mezzadra

(Tempo di lettura 4 minuti)
Elena Mezzadra, Senza titolo, 2002, olio su tela,cm 40×40. (ph. Riccardo Molino

Lo Studio Masiero, una piccola ma valida galleria milanese, ospita fino al 18 aprile una retrospettiva di Elena Mezzadra (1926-2022), intitolata Intersezioni e trasparenze, con dipinti, sculture, grafiche, che non solo attraggono per la bellezza dei colori e delle forme, ma perché inquietano, provocando degli interrogativi profondi sul loro significato. Nella presentazione, Luca Pietro Nicoletti ci fornisce dei criteri interpretativi, parlando di “atto di fede assoluto e radicale alla pittura”, di “titanica solitudine che qui si è trasfigurata in elegante lirismo luminoso”, di quadri che “nascevano dal tracciato di grandi linee, dalla cui intersezione scaturivano poi delle forme e si intravvedevano le possibili sovrapposizioni e trasparenze , con i conseguenti sviluppi narrativi.” Sulla base di queste note la si potrebbe definire un’astratta geometrica ma questo non ci direbbe molto di più sui motivi della sua pittura e sui codici che impiega. Il critico Walter Rosa ha sostenuto di non si trattarsi di pura astrazione geometrica e che per vedere l’altro è necessaria “un’osservazione attenta e prolungata, non fugace”, come quella a cui mi sono apprestato.

Continua a leggere

Debora Antonello e la magnifica precarietà del mondo

(Tempo di lettura 4 minuti)
Debora Antonello – Oltre le rive del sonno 2021 – olio su tela – 100×120 – 2021

Debora Antonello ha esposto, purtroppo per un periodo troppo breve, i dipinti e le grafiche realizzati negli ultimi due anni, allo Spazio Arte Tolomeo Milano, una galleria costituita da un’ampia sala che con le sue pareti nere consentiva di far risaltare le tinte forti dei suoi lavori. Questa artista, nata a Cittadella in provincia di Padova nel 1967, vive oggi nel Chianti dove si trasferisce alcuni anni fa in cerca di solitudine, attratta certamente dalla bellezza delle sue colline ma anche dall’essere terra di eremi come quello di San Pietro alle Stinche, fondato da Padre Giovanni Vannucci a Panzano in Chianti. La Toscana, del resto, è stata terra di comunità e di personalità religiose che hanno avuto una notevole influenza nella nostra storia.

Continua a leggere

La natura essenziale di Gianni Mantovani

(Tempo di lettura 4 minuti)
Gianni Mantovani-La luce che è in noi, 2020-cm 30x 30-tecnica mista su tela- (particolare)

Quando mi sono imbattuto casualmente nei dipinti di Gianni Mantovani (Concordia, MO, 1950), ho provato quella sensazione di andare oltre che è una delle componenti dell’emozione che provoca in noi un’opera d’arte e che, per l’appunto, mi ha spinto ad andare al di là dell’apparente semplicità della scena rappresentata. Pochi colori, quasi sempre il rosso, qualche volta il giallo, meno spesso l’azzurro, e poi il bianco e il nero. Figure elementari di case e chiese, alberi appena accennati con chiome tonde o affusolate, colline ripidissime o pianori, mai persone o animali. Una semplificazione della realtà non istintiva ma ragionata, certo molto vicina a quella che operano i più piccoli quando disegnano, perché i suoi lavori appaiono del tutto simili a quelli di un bambino anche se sono il risultato di un ragionamento, di una riflessione, di una scelta.

Continua a leggere

Il lavoro sotterraneo della natura nell’Orto Botanico di Bergamo

(Tempo di lettura 4 minuti)
Daniela Barzaghi-Specchi d’acqua-Vetro e filo di acciaio-2021

L’Orto Botanico di Bergamo Lorenzo Rota, nella sua sede di Città Alta, ha ospitato, nella settimana che si è appena conclusa, la mostra d’arte ambientale Il lavoro sotterraneo della natura, ideata e curata da Valeria Vaccari che ha invitato cinque artisti: Daniela Barzaghi, Patrizia Bonardi, Helene Foata, Gaetano Fracassio e Maria Cristina Galli, a realizzare opere appositamente pensate per questo spazio, dopo averlo visitato nei mesi precedenti. Secondo la curatrice, “Mentre noi Umani assistevamo inermi alla pandemia osservando il mondo da una finestra o su un balcone, la Natura riprendeva i suoi spazi indisturbata, il suo ciclo vitale di gemmazione, fioritura, frutto e infine apparente silenzio nei mesi invernali continuava indifferente. Il lavoro sotterraneo si manifestava con piccoli segni, quasi invisibili ai nostri occhi”. Partendo dalle sensazioni vissute nel periodo della chiusura e della sospensione originato dalla pandemia, agli artisti si chiedeva di concepire lavori che si affiancassero al ritmo della Natura, integrandosi e mimetizzandosi con essa riconoscendone la supremazia. Dopo Bergamo, a partire da settembre, la mostra sarà replicata in altri sedi, Paderno Dugnano, nella biblioteca progettata da Gae Aulenti e a Cremona, nel chiostro che ospita l’associazione ALAC, con nuove realizzazioni ispirate ai differenti contesti.

Continua a leggere

Le lucciole di Pasolini rischiarano ancora il nostro cammino

(Tempo di lettura 4 minuti)
Pier Paolo Pasolini alla Borgata del Quarticciolo – 1960

All’inizio di ottobre, avevo visitato due mostre: quella di Cristóbal Gracia (Città del Messico 1987), intitolata “Lucciole nella terza natura” alla Galleria Viasaterna e “Cittadini” di Paola Di Bello (Napoli 1961) alla Galleria Bianconi. In quest’ultima esposizione, di cui ho già parlato il 5 ottobre e in cui quasi tutte le opere raffiguravano essere umani o la loro attività, mi aveva incuriosito la presenza di due opere (apparentemente fuori tema ma di questo parlerò prossimamente), chiamate “Lucciole” che erano state ottenute facendo camminare alcune di queste su della carta fotosensibile. Si dice che due indizi sono una coincidenza ma il comunicato della mostra di Gracia conteneva un riferimento ad un saggio del 2009 dello storico dell’arte G.D. Huberman, “Come le lucciole. Una politica delle sopravvivenze”, a commento dell’Articolo delle Lucciole, pubblicato da Pier Paolo Pasolini sul Corriere della Sera del 1 febbraio 1975. A questo punto gli indizi erano più che sufficienti a provare che dovevo occuparmi delle lucciole.

Continua a leggere

No Man’s Land: il punto d’arrivo dell’arte secondo Mario Pieroni e Dora Stiefelmeier

(Tempo di lettura 4 minuti)
Alberto Garutti-tutti i passi che ho fatto nella mia vita mi hanno portato qui, ora-2004/2020-No Man’s Land

Con l’installazione, svoltasi sabato 31 ottobre 2020, delle opere di Alberto Garutti “tutti i passi che ho fatto nella mia vita mi hanno portato qui, ora” (2004), di Alvin Curran “Gardening with John 1.1”(2006) e di Donatella Spaziani“ La voce dei poeti” (2006), Mario Pieroni e Dora Stiefelmeier hanno aggiunto un altro tassello a No Man’s Land (la terra di tutti), il progetto ispirato dall’arch. Yona Friedman (1923-2020) e realizzato dall’omonima fondazione, a Rotacesta, nel Comune di Loreto Aprutino (PE). No Man’s Land, formata da un terreno pianeggiante e da un bosco di noci in discesa vicino a un ruscello, in un territorio agricolo a cui fanno da sfondo monti e colline, realizza l’idea del museo senza pareti di Friedman, ed è un luogo aperto a tutti, 24 ore su 24, ripetibile in qualsiasi parte del mondo, “una terra dell’immaginazione aperta a tutti”. Il progetto era stata avviato nel 2016 con le opere di Yona Friedman e Jean Baptiste Decavèle “No Man’s Land” a cui si erano aggiunte, nel 2017, “Pian de Pian Piano” di Alvin Curran; ”Solid Ground” di Jimmie Durham; “No Man’s Refuge/Il Rifugio di tutti” di Yona Friedman e Jean Baptiste Decavèle.

Continua a leggere

Una rosa sullo scrittoio. Il “Viaggio intorno alla mia camera” di Xavier de Maistre

(Tempo di lettura 4 minuti)
Carolineee1991-Dried Rose- CC BY-SA

Oggi molti di noi rivivono lo stato d’animo in cui si trovava lo scrittore, pittore e uomo d’armi, Xavier De Maistre, al termine del suo “Viaggio intorno alla mia camera”, il diario dei 42 giorni di reclusione nella sua stanza di 16 metri a Torino, a cui era stato condannato per la partecipazione a un duello non autorizzato. Giunto alla fine della sua quarantena, alla sua Fase 2, egli era combattuto tra il desiderio di essere libero e poter finalmente uscire e il timore di tornare a una vita di obblighi e di doveri. Naturalmente sapeva che, come noi, avrebbe scelto di tornare alla normalità: “un potere segreto mi trascina e mi dice che ho bisogno dell’aria e del cielo e che la solitudine rassomiglia alla morte”.

Continua a leggere