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Non sono molti gli artisti italiani ospitati al Pirelli Hangar Bicocca dalla sua fondazione ad oggi e i loro nomi si contano sulle dita di due mani. Tra i moderni Lucio Fontana e Mario Merz e tra i contemporanei Maurizio Cattelan, Giorgio Andreotta Calò, Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, Gian Maria Tosatti e l’italo-tedesca Rosa Barba. La mostra dedicata a Chiara Camoni (Piacenza, 1974), a cura di Lucia Aspesi e Fiammetta Griccioli in corso fino al 21/07/2024, pone quest’artista, ancora poco nota al grande pubblico italiano, al livello dei grandi nomi finora presentati all’Hangar.
Dico subito che l’esposizione va assolutamente visitata, per molti motivi. In primo luogo, la ricchezza dei materiali che l’artista impiega per esprimere il suo pensiero: argilla, tessuto, pietra, metallo. In secondo luogo, le tecniche: scultura, ceramica, stampa, fusione che lei pratica direttamente senza far ricorso ad artigiani sub appaltatori. In terzo luogo, il pensiero che è sotteso alle opere che realizza, formato da una fusione di antropologia, filosofia, cultura di genere, pensiero magico. Tutto ciò fa di Chiara Camoni un’artista originale che si stacca dal panorama italiano. Il titolo della mostra: Chiamare a raduno. Sorelle. Falene e Fiammelle. Ossa di leonesse, Pietre e Serpentesse esprime bene l’amalgama di tutti gli elementi sopra citati.
Venendo allo spazio espositivo, vi accorgerete dopo un po’, che la sua articolazione impone un ritmo di visita lento e non frettoloso richiesto dalla natura delle opere che sono esposte. Le sue sculture sono contornate da ceramiche o marmi, a terra sono disegnati dei pavimenti in pietra, lunghi serpenti in ceramica sì stendono al suolo e richiedono di essere ben osservati e non calpestati, i vasi poggiati al suolo che contengono fiori o disposti su dei tavoli impongono attenzione a chi gira attorno ad essi per poterli ammirare, cosicché il pubblico procede con passo cadenzato, in silenzio, girando attorno alle opere, ora alzando ora abbassando lo sguardo, con la stessa andatura con cui immaginiamo si muove l’artista tra i boschi e i letti dei torrenti attorno al paese di Serravezza, in cui risiede, per raccogliere i materiali organici che impiega nella sua pratica.
I cicli di opere esposte consistono in Sisters (2019-in corso): sculture in terracotta policroma, legno, ferro, porcellana, vegetale secco, erbe e fiori secchi e freschi, sabbia e cenere, candele che vengono accese al calar della sera, di altezze e dimensioni variabili che rappresentano delle divinità del mondo femminile, di aspetto magico, appartenenti ad un mondo naturale in cui la realtà si mescola con il sogno.
Arazzi (2024) e Tende (2019, 2023): ottenuti stampando direttamente fiori ed erbe dalle proprietà tintorie su drappi di seta piegati in modo da ottenere una figura formata da due parti simmetriche sui due lati del tessuto.
Piatti e brocche, realizzati in grès smaltato con cenere vegetale e sabbia di aspetto floreale e zoomorfo (2021-2024) creati a partire da quelle che sono le esperienze del quotidiano che si compenetrano con l’elaborazione artistica.
Vasi Farfalla (2020-2023) in grès smaltato con cenere di fiori, terra, sabbie e minerali vari, elementi vegetali che richiamano tradizioni arcaiche, non raffinati ma finiti a volte in modo grezzo proprio per esprimere la loro naturalità.
Leonesse (2024) due statue in calda pietra leccese, inserti di vetro e pietra labradorite per gli occhi, collocati all’ingresso ad accogliere i visitatori, mentre Cani (2024) fusioni in alluminio deposte su un tappeto di lana, di tonalità fredda, sono posti al termine del percorso espositivo.
Pavimento (2022) in grès smaltato con cenere vegetale, terra da giardino e sabbia di fiume, dedicato alla scrittrice brasiliana Clarice Lispector, con piastrelle realizzate a Nove (VI), una volta conosciuta come città della ceramica e Senza titolo (Mosaico) realizzato con marmi recuperati dall’artista durante le sue passeggiate lungo i torrenti, nei pressi delle cave dell’alta Versilia dove vive. Notevoli anche i Tre Serpenti (2024) in porcellana e grès smaltati con cenere vegetale e sabbia di fiume. Altre opere come Carrozzone, Tavolo insetto, Casetta, Ninessa, Laocoonte, Sul perché la natura tutto avvolge a sinistra, Barricata, completano l’esposizione.
Il testo di presentazione dell’esposizione accosta il linguaggio artistico di Chiara Camoni a quello di Maria Lai (1919-2013) per i materiali usati e per il coinvolgimento di ampie comunità nella realizzazione delle sue performance; a Giorgio de Chirico per l’accostamento di statue antiche a colori vivaci e moderni in cui, come in una scena teatrale, si univano tempi e storie diverse ma anche al pensiero di scrittrici come la poetessa Chandra Livia Candiani (19512) e la saggista e femminista Carla Lonzi (1931-1982). Forse però la suggestione più forte che l’artista vive è quella dell’archeologia e della ricostruzione del passato superando il dato storico, entrando in una relazione animistica con le tracce di ciò che è stato che viene ricostruito attraverso il contatto con il mondo naturale e i suoi materiali, con forme ibride umane e animali, con componenti vegetali che impasta e amalgama nei suoi lavori.
La componente immaginifica delle sue opere ci proietta all’interno di un grande tempio sepolcrale in cui viene reso onore alla memoria ancestrale del mondo ma allo stesso tempo vengono emanate suggestioni per la nostra vita futura: non perdere il contatto con il passato, con il mondo naturale, con gli antenati, riconoscendo la nostra componente psichica e quella mitica della realtà. Chiamando a raccolta Sorelle, Serpenti, Leonesse, Cani, Vasi Farfalla e le figure umane e vegetali impresse sui tessuti di cui popola la scena in cui ci immergiamo, Chiara Camoni evoca delle forze primordiali, invitandoci ad andare con il pensiero oltre lo sguardo della vita di tutti i giorni in cui il determinismo e la razionalità delle scoperte scientifiche vorrebbero rinchiuderci.
Chiara Camoni calls together myths, history and nature at Hangar Bicocca in Milan
The imaginative component of Chiara Camoni’s works projects us inside a large sepulchral temple in which honour is paid to the ancestral memory of the world but at the same time suggestions are emanated for our future life. Gathering the Sisters, the Snakes, the Lionesses, the Dogs, the Butterfly Vases and the human and vegetable figures imprinted on the fabrics that populate the scene in which we dive, Chiara Camoni evokes primordial forces, inviting us to go with thought beyond the gaze of everyday life in which the determinism and rationality of scientific discoveries would like to enclose us.