Chiara Camoni chiama a raduno miti, storia e natura all’Hangar Bicocca di Milano

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Chiara Camoni – Sister, 2022 – Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca – Milano, 2024
Prodotta da Biennale Gherdëina – Courtesy l’artista; SpazioA, Pistoia e Pirelli HangarBicocca, Milano -Foto Agostino Osio

Non sono molti gli artisti italiani ospitati al Pirelli Hangar Bicocca dalla sua fondazione ad oggi e i loro nomi si contano sulle dita di due mani. Tra i moderni Lucio Fontana e Mario Merz e tra i contemporanei Maurizio Cattelan, Giorgio Andreotta Calò, Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, Gian Maria Tosatti e l’italo-tedesca Rosa Barba. La mostra dedicata a Chiara Camoni (Piacenza, 1974), a cura di Lucia Aspesi e Fiammetta Griccioli in corso fino al 21/07/2024, pone quest’artista, ancora poco nota al grande pubblico italiano, al livello dei grandi nomi finora presentati all’Hangar.

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Dineo Seshee Bopape e Bruce Nauman al Pirelli Hangar Bicocca di Milano, due mostre o una sola?

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Bruce Nauman My Name As Though It Were Written on the Surface of the Moon, 1968 Stedelijk Museum Amsterdam © 2022 Bruce Nauman / SIAE Courtesy Sperone Westwater, New York

Il Pirelli Hangar Bicocca di Milano presenta due artisti del tutto diversi, per età, provenienza, appartenenza: Dineo Seshee Bopape (Polokwane, Sudafrica, 1981) fino al 29 gennaio 2023 e Bruce Nauman (Fort Wayne, Indiana, 1941) , fino 26 febbraio prossimo. La prima è una giovane artista che però ha già conquistato una certa notorietà a livello internazionale e di cui avevo parlato nell’articolo Quattro visioni dell’oceano e i 50 Mari di Mathieu Lehanneur. Il secondo è considerato uno dei padri dell’arte contemporanea, di cui viene qui presentata una retrospettiva che comprende tutte le sue opere iconiche. Per entrare nella mostra di Nauman è necessario però attraversare quelle di Bopape e, anche se la si volesse superare di corsa, entrando nel grandissimo spazio riservato a Nauman non potremmo non considerare di trovarci di fronte a opere sì completamente diverse ma, in un certo senso complementari perché, al di là dell’apparente differenza, entrambi gli artisti parlano dello spazio e della relazione tra questo e l’essere umano.

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