Cancellazione – Accadimento – Tensione: i tre elementi della pittura di Lorenzo Di Lucido

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Lorenzo Di Lucido, Senza titolo, 150 x 200 cm, olio su tela, Courtesy l’artista

Nei locali di un’ex autofficina, situata in una delle periferie milanesi in sempre più rapido cambiamento, ho incontrato l’artista Lorenzo Di Lucido (Penne – PE – 1983) che, convinto dal grande lucernario che vi riversa la tanta luce necessaria ai suoi quadri che la bevono e la restituiscono, l’ha trasformata, assieme ad altri colleghi, nel suo studio. Egli, infatti, dipinge esclusivamente nelle ore diurne, ponendo la tela sul pavimento e affacciandosi sopra di essa in modo da stendere il colore con pennelli e rulli, man mano che esso si modifica e prende forma, in base all’effetto della luce. Le sue tele monocrome, basate principalmente sull’impiego del verde, che non stanca e può assumere tonalità potenzialmente infinite, sono il risultato della sua ricerca sulle nuove vie che la pittura può intraprendere ripartendo dai suoi elementi fondanti che Di Lucido individua nei tre concetti di: cancellazione, accadimento, tensione.

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Le sculture spaziali di Clodoveo Masciarelli

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Clodoveo Masciarelli – Profondo Cielo (particolare) – Acciaio forgiato e Portoro – 2011

Cresciuto tra i metalli della bottega paterna, Clodoveo Masciarelli (Atri – 1955), percorre lo spazio alla ricerca della loro origine. Singolare figura di medico, astrofilo, artista, ha articolato la sua espressione in sculture, gioielli, calcografie in cui viaggiano, collassano, raffreddano, solidificano e imprimono i fenomeni spaziali. Forme verticali sono lì a ricordarci una base di lancio, il movimento che consente di lasciare il nostro pianeta e di viaggiare nel cosmo mentre quelle circolari rappresentano i corpi celesti e i loro ammassi e i segni impressi su di esse, il risultato delle nostre vicende terrestri osservate dall’alto. Formidabili sintesi della condizione umana perché spazio ed astri sono il luogo onirico dove si possono collocare desideri, fantasie e speranze ma anche dove il tempo è già trascorso, al punto che sappiamo già come eventi che si sono prodotti ad anni luce di distanza, influenzeranno il nostro futuro. La grande abilità nel manipolare i metalli, acquisita in una lunga formazione fin dalla prima infanzia, crea l’impressione che i suoi volumi siano in equilibrio, che ruotino e si muovano. La scultura in metallo resta con Masciarelli attività Vulcanica, nel senso mitologico del termine, in cui i minerali sono sottoposti, tramite il calore della forgia e l’incontro/scontro con martello, incudine e maglio , a un’imitazione dei processi astrali avvenuti nel passato e che da qualche parte dell’universo continuano ancora a prodursi. Anche le lastre calcografiche sono create con lo sbalzo e il cesello e il risultato grafico è una riproduzione del lavoro scultoreo avvenuto mentre le fusioni vengono riservate solo ai gioielli.

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Leonardo Ulian e la spiritualità dei microchip

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 Leonardo Ulian , Techno Atlas – 010 (pentagon), 2022,
Electronic components, silver copper wire, varnish, solder, gesso, mdf , Diptych 117x230x5 cm | 46×90½x1¾ inches. Each artworks 111x117x5 cm

Mentre la cosiddetta digital art sembra incontrare un favore crescente, anche se temo che gli NTF, Non Fungible Token in campo artistico, potrebbero rivelarsi un fenomeno bolla, ci sono artisti, come Leonardo Ulian (Gorizia, 1974), di cui si è appena conclusa la mostra Shapes of Worlds of Shapes alla galleria The flat di Massimo Carasi a Milano, che preferiscono navigare in direzione contraria, impiegando l’hardware, che pure è alla base del digitale, per realizzare la propria arte. Mettendo al primo piano l’artista e non la tecnologia, egli fa ricorso alle più piccole parti che compongono un computer: chip, transistor, diodi, creando mappe del mondo e dei suoi componenti nascosti, mettendo in evidenza la loro natura magica, alchemica, infantile da cui promana un messaggio filosofico, psicologico, spirituale che hanno attratto l’attenzione di alcuni grandi della tecnologia come OpenAI e Facebook e di collezionisti USA.

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Gola, Carpi, Morlotti: tre artisti e un luogo.

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Ennio MorlottiPaesaggio (Vegetazione)-1963-olio su tela-60 x 70 cm-firmato in basso a destra-Collezione privata -Archivio Bellati Editore

C’è un luogo vicino Milano che è stato residenza e rifugio di tre artisti lombardi: Emilio Gola (Milano, 1851 – 1923), Aldo Carpi (Milano, 1986 – 1973), Ennio Morlotti (Lecco, 1919 – Milano, 1992), diversi per età, stile, esperienze artistiche e di vita. Vi si arriva facilmente, prendendo il treno per Olgiate Molgora (non c’è bisogno di usare l’auto e riempire quegli spazi che invece è importante restino visibili e sgombri) e da lì, percorrendo il viale che dalla stazione sale alla frazione di Mondonico che si scopre ad un certo punto, dopo essere passati accanto alla villa Il Buttero, dove soggiornava Emilio Gola. Io vi sono arrivato casualmente molti anni fa senza saperne nulla, attratto dalla bellezza del panorama naturale che mi riportava agli anni della mia infanzia, fino a quando non ho scoperto i grandi pannelli che riproducono alcune delle loro opere, collocati dal Comune di Olgiate proprio in corrispondenza dei luoghi che rappresentano o che li hanno ispirati. In tal modo si è venuto a creare un singolare esperimento perché confrontando natura e figura è possibile seguire il filo dell’evoluzione della loro pittura così come illustrato dalla bella pubblicazione del Comune di Olgiate curato da Anna Caterina Bellati.

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Dineo Seshee Bopape e Bruce Nauman al Pirelli Hangar Bicocca di Milano, due mostre o una sola?

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Bruce Nauman My Name As Though It Were Written on the Surface of the Moon, 1968 Stedelijk Museum Amsterdam © 2022 Bruce Nauman / SIAE Courtesy Sperone Westwater, New York

Il Pirelli Hangar Bicocca di Milano presenta due artisti del tutto diversi, per età, provenienza, appartenenza: Dineo Seshee Bopape (Polokwane, Sudafrica, 1981) fino al 29 gennaio 2023 e Bruce Nauman (Fort Wayne, Indiana, 1941) , fino 26 febbraio prossimo. La prima è una giovane artista che però ha già conquistato una certa notorietà a livello internazionale e di cui avevo parlato nell’articolo Quattro visioni dell’oceano e i 50 Mari di Mathieu Lehanneur. Il secondo è considerato uno dei padri dell’arte contemporanea, di cui viene qui presentata una retrospettiva che comprende tutte le sue opere iconiche. Per entrare nella mostra di Nauman è necessario però attraversare quelle di Bopape e, anche se la si volesse superare di corsa, entrando nel grandissimo spazio riservato a Nauman non potremmo non considerare di trovarci di fronte a opere sì completamente diverse ma, in un certo senso complementari perché, al di là dell’apparente differenza, entrambi gli artisti parlano dello spazio e della relazione tra questo e l’essere umano.

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Mettere in scena i fiori: la “bottega” Bollettini a Milano

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Interno della Bottega Bollettini – particolare –

I fiori si possono dipingere o raccontare, come abbiamo scritto più volte su questa rivista (cfr. i nostri contributi sui pittori Mario De’ Fiori, Pep Marchegiani, Margherita Leoni, Marco Eusepi e sul romanzo “Cambiare l’acqua ai fiori” della scrittrice Valérie Perrin) ma si possono anche mettere in scena come accade nella bottega (uso volutamente questo termine che spiegherò dopo) della famiglia Bollettini (marito, moglie e figlia) a Milano, unita da un comune amore per l’arte, la pittura ma anche la musica. Nel loro spazio i fiori e le piante formano un’ambientazione suggestiva e unica con le pareti dei locali e con gli elementi di arredo, creando un luogo esperienziale in cui l’unione dei vari elementi è così ben amalgamato da rendere molto difficile l’identificazione degli artisti e degli stili che lo hanno ispirato.

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“Rapporto da una tela assediata” recensione di Viana Conti

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Gianni-Emilio Simonetti – foto da libro MEMORANDUM 3 Bianca Pilat ediz. pp.30-31 2022

La Città Vegetale è onorata di ospitare la recensione di Viana Conti, critico d’arte, saggista, giornalista, alla mostra “Rapporto da una tela assediata” di Gianni-Emilio Simonetti, a cura di Bianca Pilat, in corso a Milano all’Associazione Bianca Pilat, fino al 10 dicembre.

Gianni Emilio Simonetti, artista, musicista, poeta e saggista proviene dal Situazionismo di Guy Debord e dopo aver conosciuto personalmente il fondatore di Fluxus George Maciunas ne diventa il protagonista italiano organizzando eventi e concerti Fluxus.  Le sue esperienze artistiche spaziano nei più vari campi, componendo musica di impronta cageana, partecipando alla nascita della Cramps Record e scrivendo, più avanti, saggi su Demetrio Stratos e gli Area. Nel 1965 fonda con Gianni Sassi la casa editrice ED912 e nel 1971 diviene direttore editoriale della casa editrice Arcana. Nel 1982 fonda la rivista “La Gola-mensile del cibo e delle tecniche di vita materiale”. Nel corso degli anni pubblicherà numerosi libri mescolando documentazione storica, riflessione filosofica, invenzione narrativa e cultura materiale. Nel 2017, l’intero archivio di Gianni-Emilio Simonetti, dal 1962 al 2016 circa, è stato acquisito dalla Beinecke Library della Yale University.

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Arturo Vermi e il segno del paesaggio

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Arturo Vermi S.T.presenze_1974_tm_15x73cm

La mia conoscenza di Arturo Vermi (1928-1988) è molto recente e risale a ArtVerona 2021 dove tra le migliaia di opere esposte, le sue mi avevano folgorato. Il gallerista Rino Tornambè che le esponeva, di fronte al mio entusiasmo ed alla mia dichiarazione che mi sarebbe piaciuto occuparmene, mi fece dono di alcuni cataloghi delle mostre di Vermi, tra cui quella alla Galleria Blu di Milano e quella al Palazzo delle Prigioni Vecchie di Venezia, entrambe del 1974, che sancirono la sua affermazione e a cui lo stesso Vermi fa riferimento nelle sue Note d’artista. A colpirmi era stata in particolare un’opera della serie dei Paesaggi; sulla tela vuota solo un riquadro in basso a destra con una serie di linee verticali, in cui io avevo visto degli alberi vicini all’acqua di un torrente, il segno di un paesaggio, che è a mio avviso il tema ricorrente delle opere di questo artista.

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Nella foresta a mangrovie di Binta Diaw per ritrovare la libertà

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Binta Diaw, La plage noire, 2022. Ph Antonio Maniscalco, Courtesy the artist and Prometeo Gallery Ida Pisani, Milan-Lucca

L’artista senegalese-italiana Binta Diaw (1995) presenta a Milano, fino al 6 dicembre, alla Galleria Prometeo di Ida Pisani, la mostra La plage noir, una nuova opera in cui sviluppa i temi della libertà e dell’emancipazione in un contesto post-coloniale, già toccati in precedenti esposizioni come Chorus of soil del 2019 e Dïà s p o r a del 2021. Nell’installazione impiega materiali e mezzi espressivi che rappresentano ormai una sua costante: acqua, terra, semi, piante come simboli di rete, rifugio, vita, libertà, connessi idealmente mediante fili annodati a mo’ di trecce, raffigurazione storica e antropologica della condizione delle popolazioni, in particolare femminili, sottoposte al dominio delle potenze coloniali, a cui si uniscono immagini del proprio corpo fotografato in modo da renderlo simile ad un paesaggio naturale, come nella serie Paysages Corporelles series del 2019.

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La struttura circolare della realtà nel Microbiota di Elisa Cella

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Elisa Cella, 22-C33, 2022 (Leishmania), ferro tagliato al laser e verniciato, cm 75×120

Elisa Cella (Genova 1974) presenta alla Galleria Villa Contemporanea di Monza, fino al 3 dicembre, Microbiota – Un ampliamento dell’esperienza sensoriale. Con il termine Microbiota si intende l’insieme dei microrganismi; batteri, funghi, virus, protozoi, che colonizzano un determinato ambiente e che sono responsabili sia di processi patogeni sia di quelli necessari alla sopravvivenza della vita sul nostro pianeta contribuendo ai cicli naturali di vita e morte. Le opere sono nate a partire dalla riflessione sull’esperienza Covid, in cui l’approfondimento delle cause dell’epidemia ha portato all’osservazione del mondo microscopico e dell’estrema originalità e bellezza di questi esseri che costituiscono una popolazione ben più ampia di quella umana, animale e vegetale di tipo macroscopico, anche se invisibile ai nostri occhi. Elisa Cella, artista di formazione matematica, da sempre affascinata di scienza e di biologia cellulare, porta avanti in direzione di questo nuovo ambito della vita reale la sua personale ricerca artistica basata sull’uso di forme circolari, attraverso cui corpi umani, sensazioni e ora mondo microscopico, sono reinterpretati.

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