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Ci sono molte interpretazioni di questo opera, poco conosciuta, di Sandro Botticelli e il cui titolo è un’attribuzione recente, dipinta nel periodo in cui a Firenze era forte l’influenza del frate Gerolamo Savonarola, priore del convento di San Marco e di cui l’artista se non ne fu seguace avrebbe avvertito l’influenza che si tradurrebbe in una rinuncia alle regole della prospettiva e in figure spigolose.
A mio avviso l’opera colpisce per la sua singolarità e la sua gioiosità.
Al centro, in quella che non è né una capanna, né una grotta e che potrebbe ricordare quasi la tomba in cui sarà collocato il corpo una volta deposto dalla croce, anche se qui il fondo è aperto in modo da far vagare lo sguardo sul bosco alle spalle, sta la scena della natività con una Madonna che per le sue dimensioni domina la scena . Il Bambino è deposto su una stuoia e Giuseppe, quasi a ribadire il suo ruolo di non protagonista è accovacciato, forse provato dalla stanchezza.
Sulla sinistra i tre re magi sono accompagnati da un angelo che posta nella mano sinistra un ramo d’ulivo. A destra un altro angelo, sempre con un ramo di ulivo, invita dei pastori.
Sul tetto tre angeli sono vestiti con abiti i cui colori simboleggiano la Fede (bianco), la Carità (rosso) e la Speranza (verde).
In alto, di fronte a quella sembra un’apertura (forse del Paradiso), dodici angeli danzano tenendosi per mano. In basso invece tre angeli aiutano altrettanti uomini a rialzarsi mentre ai loro piedi dei demoni fuggono nascondendosi nella terra.
Nella parte alta un’iscrizione, piuttosto oscura, rappresenta forse una concessione alla predicazione del Savonarola. Ciononostante io penso che l’atmosfera di gioia della Natività non sia sparita.
TANTI AUGURI