La Vita e l’Arte per Sara Montani

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Sara Montani – Come ci si muove irrequieti sempre a cercare quel che si è trovato – 1996 – Tecnica mista e chiave – 50×70

Ho incontrato Sara Montani (Milano, 1951) nel suo studio a dicembre, poco prima di Natale, dopo averla conosciuta ad ottobre a Milano Scultura, dove aveva esposto degli abiti irrigiditi nella resina o che avevano lasciato la loro impronta sul plexiglas, in modo da fornire a questi indumenti storicità e una durata nel tempo al di là della loro caducità. Il luogo in cui lavora è la rappresentazione di una lunga carriera, pieno di opere e materiali disposti con ordine. Poiché Sara Montani è un’artista che oltre ad aver lavorato molto si è anche raccontata, con una capacità di autoanalisi non indifferente, nel suo libro d’artista Vivere l’arte pubblicato da Silvana, è possibile cogliere dal suo racconto quelle che sono alcune tracce interpretative della sua attività.

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Sentieri d’Arte nei boschi di Cortina- intervista a Fulvio Chimento

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Baita Lerosa, ph. Matteo Schiavoni 2022

A dicembre 2023 la Casa degli artisti di Milano ha presentato i due volumi: Artemide’s / di Artemide + Lerosa Chronicles (Edizioni Quodlibet, 2023), che sono dedicati alla terza edizione di Sentieri d’Arte a Cortina, progetto ideato da Fulvio Chimento e Carlotta Minarelli. Il progetto artistico del 2022, I giardini di Artemide, è stato ispirato da alcune pagine scritte da Giovanni Cenacchi: scrittore, alpinista, conoscitore dei sentieri intorno a Cortina, e che, in Dolomiti cuore d’Europa (Hoepli, 2021), definisce il sentiero di Pian de Ra Spines come un luogo ideale per accogliere la dea Artemide, a causa della sinuosità delle rive del vicino torrente Boite e la ricca presenza di boschi. Lungo il sentiero di Pian de Ra Spines, infatti, è presente la maggior parte delle opere allestite per Sentieri d’arte.

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L’arte delle relazioni di cura ad Artissima 2023

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Samuel Norom – Once in a blue moon – 2023 – african wax print fabric – Credits Primo Marella Gallery

La trentesima edizione di Artissima si è chiusa con i numeri lusinghieri di 34.000 visitatori delle 181 gallerie che hanno portato all’attenzione del pubblico circa 1.500 opere. Il tema della rassegna, Relations of Care, era ispirato a un concetto sviluppato dall’antropologo brasiliano Renzo Taddei, Professore di Antropologia presso l’Universidade Federal de São Paulo in Brasile, un autore molto poco noto in Italia, dove non è stato tradotto alcun suo libro, dedicato a formulare un’ipotesi di superamento delle crisi del nostro tempo, prendendo ispirazione dal pensiero indigeno amazzonico e individuando la cura dell’ambiente e della natura circostante, come elementi fondamentali alla sopravvivenza. Non è stato facile riscontrare lo svolgimento del tema che in molti casi non è stato tenuto in alcuna considerazione. Al termine della visita però, riguardando foto e bigliettini, mi è sembrato emergesse che la sua trattazione fosse legata sì ai soggetti ma soprattutto ai materiali impiegati, per lo più sculture in metallo, resine, legno, tessuti e a poche opere pittoriche, come se questa tecnica fosse oggi meno immediatamente capace di realizzare la trattazione del tema.

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Le barche bronzee di Sophie Ko per navigare in un tempo inquieto

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Sophie Ko – Una barca – 2023 – bronzo – esemplare unico – cm 35 x 30 x 15 circa.
Courtesy l’artista e Renata Fabbri gallery. Foto di Alberto Fanelli

A Bergamo, nascosto in pieno centro, esiste un piccolo luogo del cuore, il parco Caprotti, creato a fine ‘800 dall’imprenditore Carlo Caprotti (1846-1926), un importante industriale tessile, che lo pose a completamento della sua abitazione sita in via Tasso. Ispirato ai criteri romantici, fu progettato in modo da creare scorci di paesaggio intesi a suggestionare e a creare stati d’animo nel frequentatore, secondo le linee magistralmente illustrate da Michael Jakob nei suoi libri. All’ingresso da via Verdi è collocato un piccolo Padiglione del Tè, realizzato nel 1891, finemente decorato con fregi ispirati al corteggiamento amoroso. Qui l’associazione Contemporary Locus, che ha come suo obiettivo la riscoperta di angoli della città, ha chiesto all’artista Sophie Ko (Tbilisi–1981) di effettuare un intervento interpretando con la sua sensibilità lo spazio a disposizione e il suo rapporto con il parco.

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La ricerca urbano-vegetale di Maura Tacchinardi  

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Maura Tacchinardi – INCOLTO Rorschach, immagine digitale da ricamo, dimensioni variabili, 2023

Il lavoro di Maura Tacchinardi (Milano 1973) può essere definito inizialmente come realismo urbano-vegetale perché indissolubilmente legato alla città, alle sue periferie, alla vita delle persone che vi abitano, agli spazi di vegetazione che residuano, alle condizioni che rendono possibile vivere in un luogo facendone un’isola. La sua indagine di tipo sociale e antropologico, si fonda sulla convinzione che l’esperienza artistica debba consistere in un’attività trasformativa alchemica basata sulla relazione umana. Nel corso di quella ha accumulato testimonianze, relazioni, ricordi restituiti attraverso testi, fotografie, disegni, ricami, dipinti, che oggi evolvono nella messa a punto di un nuovo segno espressivo. 

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Il sogno alchemico affiora ancora nella lavorazione dei metalli della De Castelli  

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De Castelli-Biomorphic-PH Alberto Parise

Un lungo filo lega l’evoluzione dei metalli nella nostra storia, percorsa dal mito di Vulcano (Efesto per i Greci), dai bui laboratori dei fabbri, passando per quelli degli alchimisti, fino agli show room alla moda dei nostri giorni. È una storia che riguarda il loro colore e la loro forma, perché i processi di lavorazione abbracciano questi due aspetti. Anche gli artisti hanno contribuito allo sviluppo del loro impiego, sicuramente con le loro sculture o con le matrici grafiche ma anche immaginandone i volumi, le texture, i colori che essi potevano assumere. 

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L’economadismo di Paolo Peng Shuai

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Paolo Peng Shaui – Jiaobei (oggetto rituale), radice di arundo, 3cm x 7cm x 3cm

Paolo Peng Shuai è un giovane artista multidisciplinare nato in Cina a Xiangtan nel 1995 e giunto in Italia nel 2004 per raggiungere la sua famiglia. Il suo lavoro si inserisce in un’area di ricerca definita come Economadismo che non va inteso in senso geografico, come spostamento da uno stato all’altro né come un nomadismo sostenibile, ma come lo studio delle condizioni ambientali e quindi culturali, antropologiche e psicologiche dello stato nomade del soggetto umano considerato “in transito da una dimensione unitaria, omogenea e controllabile a una fluida, in evoluzione e ibrida”, come messo a fuoco dalla filosofa italiana naturalizzata australiana Rosi Braidotti (1954). Idealmente egli si colloca sulle tracce dei suoi artisti preferiti: la coreana Kimsooja (1957) e i cinesi Huang Yongping (1954-2019) e Chen Zhen (1955-2000). Per affrontare questa tematica Paolo Peng Shuai si riferisce al mondo dei vegetali cinesi, simbolo della identità del suo paese natale.

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Alla Triennale di Milano Siamo Foresta

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Cleiber Bane – Nai Mapu Yubeka – Acrilico su tela – 2022

La FondationCartier pour l’art contemporaine presenta alla Triennale di Milano, fino al 29 ottobre di quest’anno, la mostra Siamo Foresta, curata dall’antropologo francese Bruce Albert. Un grande appuntamento in cui mette in scena un dialogo tra pensatori e difensori delle foreste; tra artisti indigeni – in particolare quelli del Gran Chaco che si trova al nord del Paraguay, al confine con Argentina, Bolivia e Brasile, la zona con il più altro tasso di deforestazione al mondo in cui vivono diciannove comunità indigene e quelli della comunità Yanomami, che vive nell’Amazzonia del Brasile e del Venezuela, minacciati sia dalle attività agricole che dai cercatori di metalli preziosi  – e artisti professionisti non indigeni (Brasile, Cina, Colombia, Francia). Per chi volesse approfondire prima di visitarla o per non potesse, consiglio il sito web della fondazione Cartier che presenta in italiano tutti i contenuti organizzati in maniera tematica, dato che quello della Triennale, al contrario, è veramente scarno. I lettori della Città Vegetale sanno inoltre che già due anni fa avevamo presentato il volume Come pensano le foreste dell’antropologo canadese Eduardo Kohn e come quindi la problematica del rapporto tra esseri umani e viventi, sia un tema ben presente a chi scrive.

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Cosa è e come si rappresenta il sacro oggi? Le risposte di Camilla Marinoni

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Camilla Marinoni – Voce del corpo. Fame d’amore – 15 elementi in ceramica, ingobbio e smalti – 2021

Cosa è e come si rappresenta il sacro oggi, dopo che per centinaia di anni l’arte si è basata principalmente sulla illustrazione di scene del vecchio e nuovo testamento, di miti pagani e di esseri umani alla ricerca dell’assoluto per poi essersi progressivamente secolarizzata? Una piccola mostra di Camilla Marinoni (Bergamo, 1979), svoltasi al Mo.Ca di Brescia e curata dalle studentesse del laboratorio L’evento d’arte del DAMS coordinate dal professor Daniela Perra, mi ha dato la possibilità di entrare in contatto con la ricerca di questa giovane artista e con la sua risposta a questa domanda.

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Il paesaggio contemporaneo secondo Michael Jakob

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Ambrogio Lorenzetti – Effetti del Buon Governo in campagna – 1338/1339

Michael Jakob non è un artista ma  insegna Lettere comparate all’Università di Grenoble e Storia e Teoria del paesaggio all’Haute école du Paysage, Ingénierie et Architecture di Ginevra, ha scritto numerosi libri ed è curatore di mostre, in cui affronta i temi del paesaggio in una prospettiva molto ampia. Mercoledì 17 maggio ha tenuto, all’Accademia di Brera, nell’ambito del ciclo di conferenze Human Landscape coordinato dal Prof. Roberto Priod, una bellissima lezione dedicata al paesaggio contemporaneo attraverso una serie di opere artistiche che lo hanno collocato nella evoluzione storica della sua rappresentazione e percezione.  

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