La Vita e l’Arte per Sara Montani

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Sara Montani – Come ci si muove irrequieti sempre a cercare quel che si è trovato – 1996 – Tecnica mista e chiave – 50×70

Ho incontrato Sara Montani (Milano, 1951) nel suo studio a dicembre, poco prima di Natale, dopo averla conosciuta ad ottobre a Milano Scultura, dove aveva esposto degli abiti irrigiditi nella resina o che avevano lasciato la loro impronta sul plexiglas, in modo da fornire a questi indumenti storicità e una durata nel tempo al di là della loro caducità. Il luogo in cui lavora è la rappresentazione di una lunga carriera, pieno di opere e materiali disposti con ordine. Poiché Sara Montani è un’artista che oltre ad aver lavorato molto si è anche raccontata, con una capacità di autoanalisi non indifferente, nel suo libro d’artista Vivere l’arte pubblicato da Silvana, è possibile cogliere dal suo racconto quelle che sono alcune tracce interpretative della sua attività.

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L’arte delle relazioni di cura ad Artissima 2023

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Samuel Norom – Once in a blue moon – 2023 – african wax print fabric – Credits Primo Marella Gallery

La trentesima edizione di Artissima si è chiusa con i numeri lusinghieri di 34.000 visitatori delle 181 gallerie che hanno portato all’attenzione del pubblico circa 1.500 opere. Il tema della rassegna, Relations of Care, era ispirato a un concetto sviluppato dall’antropologo brasiliano Renzo Taddei, Professore di Antropologia presso l’Universidade Federal de São Paulo in Brasile, un autore molto poco noto in Italia, dove non è stato tradotto alcun suo libro, dedicato a formulare un’ipotesi di superamento delle crisi del nostro tempo, prendendo ispirazione dal pensiero indigeno amazzonico e individuando la cura dell’ambiente e della natura circostante, come elementi fondamentali alla sopravvivenza. Non è stato facile riscontrare lo svolgimento del tema che in molti casi non è stato tenuto in alcuna considerazione. Al termine della visita però, riguardando foto e bigliettini, mi è sembrato emergesse che la sua trattazione fosse legata sì ai soggetti ma soprattutto ai materiali impiegati, per lo più sculture in metallo, resine, legno, tessuti e a poche opere pittoriche, come se questa tecnica fosse oggi meno immediatamente capace di realizzare la trattazione del tema.

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Pietro Ruffo disegna le mappe della libertà

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Oietro Ruffo -World Spring – 2012 – watercolour, acrylic and cutouts on geographical map – 160 x 205 x 10 cm (with frame) (

Pietro Ruffo (Roma-1978) mi confida che le carte geografiche provocano in noi la sensazione di poter abbracciare e contemplare uno spazio e un tempo enormi senza soffrire, portandoci ad uno stato divino, cioè senza nessuna delle preoccupazioni legate alla situazione della natura o della società a cui noi invece soggiacciamo nella nostra vita, con la comodità di uno studioso e non l’angoscia di chi ha vissuto delle esperienze terrene. Forse è per questo che lui le ha scelte come mezzo di espressione della sua attività artistica, concentrata attorno alla rappresentazione dei grandi drammi che l’umanità si trova ad affrontare. Il tema principale con cui si confronta fin dall’inizio della sua carriera è quello della libertà, su cui ha a lungo riflettuto, adottando il punto di vista del filosofo Isaiah Berlin ( Riga-1909- Oxford-1997). Artista dotato di grandi capacità di artigiano e di disegnatore, sa creare bellezza ed ha al suo attivo anche una lunga collaborazione con la Maison Dior dove è stato chiamato dalla sua direttrice creativa Maria Grazia Chiuri. Il 14 marzo la Galleria Lorcan O’Neill ha inaugurato a Roma la sua personale, Il giardino planetario.

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“Rapporto da una tela assediata” recensione di Viana Conti

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Gianni-Emilio Simonetti – foto da libro MEMORANDUM 3 Bianca Pilat ediz. pp.30-31 2022

La Città Vegetale è onorata di ospitare la recensione di Viana Conti, critico d’arte, saggista, giornalista, alla mostra “Rapporto da una tela assediata” di Gianni-Emilio Simonetti, a cura di Bianca Pilat, in corso a Milano all’Associazione Bianca Pilat, fino al 10 dicembre.

Gianni Emilio Simonetti, artista, musicista, poeta e saggista proviene dal Situazionismo di Guy Debord e dopo aver conosciuto personalmente il fondatore di Fluxus George Maciunas ne diventa il protagonista italiano organizzando eventi e concerti Fluxus.  Le sue esperienze artistiche spaziano nei più vari campi, componendo musica di impronta cageana, partecipando alla nascita della Cramps Record e scrivendo, più avanti, saggi su Demetrio Stratos e gli Area. Nel 1965 fonda con Gianni Sassi la casa editrice ED912 e nel 1971 diviene direttore editoriale della casa editrice Arcana. Nel 1982 fonda la rivista “La Gola-mensile del cibo e delle tecniche di vita materiale”. Nel corso degli anni pubblicherà numerosi libri mescolando documentazione storica, riflessione filosofica, invenzione narrativa e cultura materiale. Nel 2017, l’intero archivio di Gianni-Emilio Simonetti, dal 1962 al 2016 circa, è stato acquisito dalla Beinecke Library della Yale University.

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