L’Ecce Folium di Annalisa Di Meo

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Annalisa Di Meo – n° 3 – spago, lino e acrilico su tela – 2006

L’arte ambientale ha tra i suoi filoni la considerazione dei vari elementi che compongono il mondo vegetale: boschi, alberi, piante e fiori e alcuni degli artisti di cui ci siamo finora occupati ne hanno evidenziato i vari aspetti, con tecniche e finalità differenti. Marzia Migliora si è interessata di piante alimentari; Cesare Viel, Eugenio Tibaldi e Quayola hanno descritto orti e giardini; Giuseppe Penone e Margherita Galli hanno rappresentato interi alberi o tronchi; Pep Marchegiani e Margherita Leoni hanno dipinto fiori; Paola Marzoli si è concentrata sui fili d’erba; Silvia Infranco si è ispirata a splendidi erbari. Annalisa Di Meo (Brescia 1977), attualmente in mostra allo spazio Manifiesto Blanco fino al 18 giugno, ci invita invece guardare le foglie, a concentrarci su questa parte delle piante, finora piuttosto trascurata, con un titolo che è un imperativo: Ecce Folium.

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Auguri e ringraziamenti

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Gouache Manfredo Fanti© e poesia Aky Vetere© tratti da ERRARE HUMANUM EST, 2020

L’ultimo post di questo anno è composto da un biglietto di auguri e da ringraziamenti. Di auguri abbiamo certamente bisogno tutti, ma non possiamo nasconderci che le frasi e gli aggettivi di rito quest’anno corrono il rischio di apparire inappropriati. Sappiamo già che il Natale sarà in tono minore e che il 2021 sarà ancora occupato, almeno per buona parte, dai bollettini della pandemia, anche se speriamo che i vaccini arrivino in fretta e siano efficaci. Per il biglietto ho scelto una gouache di Manfredo Fanti e una poesia di Aky Vetere tratti da Errare Humanum Est, lavoro curato assieme a loro anche da Rossana Baroni. Ma questo è anche il momento dei ringraziamenti agli artisti, che hanno particolarmente sofferto in questo periodo di chiusura di mostre, gallerie e musei, perché avremo ancora più bisogno delle loro opere e delle loro immagini, per aiutarci a sopportare e a elaborare la fase che stiamo vivendo e quindi vogliamo incoraggiarli a continuare nel loro lavoro.

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In principio era l’orto

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Ortaggi- ©   Francesco de Vincenzi – Centro Antico di Isernia – 2013

Gilles Clément, il celebre paesaggista, ma anche ingegnere agronomo, entomologo, botanico, filosofo; nel suo saggio “Breve Storia del Giardino”, afferma che il primo giardino è un orto. L’uomo nomade decide di interrompere le proprie peregrinazioni per un motivo eminentemente alimentare, perché ha trovato un luogo dove poter coltivare i propri alimenti. Il primo giardino è anche un recinto, perché quegli alimenti non sono a disposizione di tutti e va protetto.

La più felice espressione del connubio tra giardino e orto è l’orto dei re a Versailles, il giardino alimentare che deve assicurare il rifornimento della tavola reale, ma anche il luogo di sperimentazione di tecniche di coltivazione e di potatura.

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