A Milano, nelle giornate del 5 e 6 Aprile, nel corso della manifestazione Bovisa Art District (BAD), l’Associazione Terrapreta (in portoghese Terra Scura) ha presentato allo spazio LUAR i risultati della sua attività di laboratorio sulla Foresta (o Bosco) della Goccia, il grande spazio che si estende alle spalle dei gasometri delle storiche officine del gas della Bovisa e che a seguito dell’abbandono di queste aree industriali si è man mano popolato di alberi e vegetali che costituiscono una grande area sperimentale sulle tecniche di bonifica di questo tipo di siti. Al tempo stesso, le modalità con cui i risultati sono stati rappresentati costituiscono una interessante unione tra pratica ambientale, attività scientifica e arte e un esempio interessante delle modalità con cui queste possono intrecciarsi e essere rese fruibili al pubblico, richiamando alla memoria artiste come Marzia Migliora, Barbara De Ponti, Margherita Morgantin e artisti come Eugenio Tibaldi e Roberto Ghezzi, solo per citare alcuni di cui abbiamo parlato sulla Città Vegetale.
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L’arte delle relazioni di cura ad Artissima 2023
La trentesima edizione di Artissima si è chiusa con i numeri lusinghieri di 34.000 visitatori delle 181 gallerie che hanno portato all’attenzione del pubblico circa 1.500 opere. Il tema della rassegna, Relations of Care, era ispirato a un concetto sviluppato dall’antropologo brasiliano Renzo Taddei, Professore di Antropologia presso l’Universidade Federal de São Paulo in Brasile, un autore molto poco noto in Italia, dove non è stato tradotto alcun suo libro, dedicato a formulare un’ipotesi di superamento delle crisi del nostro tempo, prendendo ispirazione dal pensiero indigeno amazzonico e individuando la cura dell’ambiente e della natura circostante, come elementi fondamentali alla sopravvivenza. Non è stato facile riscontrare lo svolgimento del tema che in molti casi non è stato tenuto in alcuna considerazione. Al termine della visita però, riguardando foto e bigliettini, mi è sembrato emergesse che la sua trattazione fosse legata sì ai soggetti ma soprattutto ai materiali impiegati, per lo più sculture in metallo, resine, legno, tessuti e a poche opere pittoriche, come se questa tecnica fosse oggi meno immediatamente capace di realizzare la trattazione del tema.
Continua a leggereL’Ecce Folium di Annalisa Di Meo
L’arte ambientale ha tra i suoi filoni la considerazione dei vari elementi che compongono il mondo vegetale: boschi, alberi, piante e fiori e alcuni degli artisti di cui ci siamo finora occupati ne hanno evidenziato i vari aspetti, con tecniche e finalità differenti. Marzia Migliora si è interessata di piante alimentari; Cesare Viel, Eugenio Tibaldi e Quayola hanno descritto orti e giardini; Giuseppe Penone e Margherita Galli hanno rappresentato interi alberi o tronchi; Pep Marchegiani e Margherita Leoni hanno dipinto fiori; Paola Marzoli si è concentrata sui fili d’erba; Silvia Infranco si è ispirata a splendidi erbari. Annalisa Di Meo (Brescia 1977), attualmente in mostra allo spazio Manifiesto Blanco fino al 18 giugno, ci invita invece guardare le foglie, a concentrarci su questa parte delle piante, finora piuttosto trascurata, con un titolo che è un imperativo: Ecce Folium.
Continua a leggereAuguri e ringraziamenti
L’ultimo post di questo anno è composto da un biglietto di auguri e da ringraziamenti. Di auguri abbiamo certamente bisogno tutti, ma non possiamo nasconderci che le frasi e gli aggettivi di rito quest’anno corrono il rischio di apparire inappropriati. Sappiamo già che il Natale sarà in tono minore e che il 2021 sarà ancora occupato, almeno per buona parte, dai bollettini della pandemia, anche se speriamo che i vaccini arrivino in fretta e siano efficaci. Per il biglietto ho scelto una gouache di Manfredo Fanti e una poesia di Aky Vetere tratti da Errare Humanum Est, lavoro curato assieme a loro anche da Rossana Baroni. Ma questo è anche il momento dei ringraziamenti agli artisti, che hanno particolarmente sofferto in questo periodo di chiusura di mostre, gallerie e musei, perché avremo ancora più bisogno delle loro opere e delle loro immagini, per aiutarci a sopportare e a elaborare la fase che stiamo vivendo e quindi vogliamo incoraggiarli a continuare nel loro lavoro.
Continua a leggereIn principio era l’orto
Gilles Clément, il celebre paesaggista, ma anche ingegnere agronomo, entomologo, botanico, filosofo; nel suo saggio “Breve Storia del Giardino”, afferma che il primo giardino è un orto. L’uomo nomade decide di interrompere le proprie peregrinazioni per un motivo eminentemente alimentare, perché ha trovato un luogo dove poter coltivare i propri alimenti. Il primo giardino è anche un recinto, perché quegli alimenti non sono a disposizione di tutti e va protetto.
La più felice espressione del connubio tra giardino e orto è l’orto dei re a Versailles, il giardino alimentare che deve assicurare il rifornimento della tavola reale, ma anche il luogo di sperimentazione di tecniche di coltivazione e di potatura.
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