Le barche bronzee di Sophie Ko per navigare in un tempo inquieto

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Sophie Ko – Una barca – 2023 – bronzo – esemplare unico – cm 35 x 30 x 15 circa.
Courtesy l’artista e Renata Fabbri gallery. Foto di Alberto Fanelli

A Bergamo, nascosto in pieno centro, esiste un piccolo luogo del cuore, il parco Caprotti, creato a fine ‘800 dall’imprenditore Carlo Caprotti (1846-1926), un importante industriale tessile, che lo pose a completamento della sua abitazione sita in via Tasso. Ispirato ai criteri romantici, fu progettato in modo da creare scorci di paesaggio intesi a suggestionare e a creare stati d’animo nel frequentatore, secondo le linee magistralmente illustrate da Michael Jakob nei suoi libri. All’ingresso da via Verdi è collocato un piccolo Padiglione del Tè, realizzato nel 1891, finemente decorato con fregi ispirati al corteggiamento amoroso. Qui l’associazione Contemporary Locus, che ha come suo obiettivo la riscoperta di angoli della città, ha chiesto all’artista Sophie Ko (Tbilisi–1981) di effettuare un intervento interpretando con la sua sensibilità lo spazio a disposizione e il suo rapporto con il parco.

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Auguri e ringraziamenti

(Tempo di lettura 3 minuti)
Gouache Manfredo Fanti© e poesia Aky Vetere© tratti da ERRARE HUMANUM EST, 2020

L’ultimo post di questo anno è composto da un biglietto di auguri e da ringraziamenti. Di auguri abbiamo certamente bisogno tutti, ma non possiamo nasconderci che le frasi e gli aggettivi di rito quest’anno corrono il rischio di apparire inappropriati. Sappiamo già che il Natale sarà in tono minore e che il 2021 sarà ancora occupato, almeno per buona parte, dai bollettini della pandemia, anche se speriamo che i vaccini arrivino in fretta e siano efficaci. Per il biglietto ho scelto una gouache di Manfredo Fanti e una poesia di Aky Vetere tratti da Errare Humanum Est, lavoro curato assieme a loro anche da Rossana Baroni. Ma questo è anche il momento dei ringraziamenti agli artisti, che hanno particolarmente sofferto in questo periodo di chiusura di mostre, gallerie e musei, perché avremo ancora più bisogno delle loro opere e delle loro immagini, per aiutarci a sopportare e a elaborare la fase che stiamo vivendo e quindi vogliamo incoraggiarli a continuare nel loro lavoro.

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Riflettere sul tempo: l’arte di Sophie Ko

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Sophie Ko – Geografia Temporale. I figli di Medea- 2019

Sophie Ko (Tbilisi–1981), vive e lavora a Milano, dove si era trasferita per frequentare il biennio di specializzazione all’Accademia di Brera, dopo aver conseguito il diploma all’Accademia di Belle Arti di Tiblisi. Avevo visto la sua ultima mostra, “Atti di resistenza” alla Galleria Building, a febbraio di quest’anno, che mi era piaciuta molto per i materiali e i colori impiegati: polveri di tonalità rinascimentale, oro, ali di farfalle, anche se non ne avevo compreso appieno il significato. Per descrivere brevemente le sue opere, senza rendere loro giustizia, posso dire che esse consistono, nella maggior parte dei casi, in grandi teche che contengono ceneri o pigmenti colorati, a volte sovrapposti, che nel momento in cui vengono issate in posizione verticale, subiscono l’azione della forza di gravità che produce effetti fisici: crepe, rotture, cedimenti e cromatici, in continuo cambiamento. L’intento di Sophie Ko non è però solo estetico; le sue opere sono la rappresentazione di un obiettivo e di un pensiero complessi: dare forma visibile al tempo e quindi al moto incessante della vita e della morte.

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