L’arte ambientale ha tra i suoi filoni la considerazione dei vari elementi che compongono il mondo vegetale: boschi, alberi, piante e fiori e alcuni degli artisti di cui ci siamo finora occupati ne hanno evidenziato i vari aspetti, con tecniche e finalità differenti. Marzia Migliora si è interessata di piante alimentari; Cesare Viel, Eugenio Tibaldi e Quayola hanno descritto orti e giardini; Giuseppe Penone e Margherita Galli hanno rappresentato interi alberi o tronchi; Pep Marchegiani e Margherita Leoni hanno dipinto fiori; Paola Marzoli si è concentrata sui fili d’erba; Silvia Infranco si è ispirata a splendidi erbari. Annalisa Di Meo (Brescia 1977), attualmente in mostra allo spazio Manifiesto Blanco fino al 18 giugno, ci invita invece guardare le foglie, a concentrarci su questa parte delle piante, finora piuttosto trascurata, con un titolo che è un imperativo: Ecce Folium.
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Flora ferroviaria, la rivincita della natura sull’uomo di Ernesto Schick
Anche chi non è esperto di piante è in grado di apprezzare la loro capacità di diffondersi ovunque dovuta alle straordinarie facoltà di movimento che possiedono. Stefano Mancuso nei suoi libri ha descritto come esse siano state indagate a partire dalle indagini di W.F.P. Pfeffer (1845-1920), che si servì delle prime riprese fotografiche per dimostrare i movimenti notturni e diuturni delle piante. Questi si distinguono in attivi e passivi: i primi richiedono un consumo di energia e hanno che fare con il cambiamento di turgore delle cellule causato dal flusso osmotico di acqua attraverso le membrane cellulari. I secondi invece, utilizzano l’energia dei fenomeni atmosferici unita al passaggio fornito da qualche animale. Esistono però altri movimenti delle piante che sono indotti dall’attività umana o dalla sua inattività, come nel caso della flora ferroviaria e di quella aeroportuale e che riguardano quelle varietà che si sviluppano in questi luoghi dedicati ai trasporti.
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