È da poco arrivato in libreria un nuovo libro dell’antropologo Adriano Favole intitolato La via selvatica: storie di umani e non umani, pubblicato dall’editore Laterza. Nell’introduzione l’autore spiega che avrebbe preferito impiegare il termine incolto al posto di selvatico ma di aver rinunciato perché questo termine “rimanda immediatamente all’idea di trasandato, trascurato, inglobando in sé un tratto negativo”. Con incolto Favole intende il non-umano, tutto ciò, quindi, “che vive al di fuori dei confini delle culture intese come spazi simbolici”. Il tema è di grande interesse e ne abbiamo parlato più volte perché l’arte non solo si è occupata di natura ma soprattutto recentemente ha approfondito le sue indagini sul non coltivato, sul selvatico come nuova dimensione relazionale per l’umano alla ricerca di soluzioni alle problematiche ambientali, ma non solo, della nostra società.
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La Città Vegetale va in vacanza. Ecco le mie proposte di lettura per l’estate
Care lettrici e Cari lettori, a luglio e agosto, La città vegetale-l’ambiente visto attraverso l’arte non pubblicherà i propri articoli con la solita periodicità settimanale del lunedì, ovverossia potranno esserci nuovi articoli ma senza una scadenza fissa. Questo perché l’autore sente il bisogno di studiare e di approfondire le tematiche di cui si occupa da circa due anni e che sembrano indirizzarsi verso dei punti di svolta.
Nei primi sei mesi di quest’anno, ho pubblicato 24 articoli che hanno ottenuto 13.375 visualizzazioni da 6.032 visitatori. Nello stesso periodo dell’anno scorso gli articoli erano stati 25 con 7.101 visualizzazioni e 2.235 visitatori. Ciò significa che le problematiche ambientali osservate dal punto di vista dell’arte e degli artisti riscontrano un interesse crescente.
Per approfondire questi temi vi suggerisco dei libri, nell’ordine di importanza che hanno per me, alcuni già letti, alcuni in lettura, altri ancora da leggere. Il primo è Il sussurro del mondo di R. Powers che è il romanzo che mi ha riavvicinato alle tematiche ambientali. Il secondo è il saggio Arte, ambiente, ecologia di Gaia Bindi, di cui ascoltai fortunatamente la presentazione dal vivo, che fornisce una sintesi utilissima e credo unica del rapporto tra i tre ambiti. Il terzo è La vita delle piante di Emanuele Coccia che ci conduce nella mescolanza con l’ambiente vegetale. Per continuare con i libri che sto leggendo vi propongo Come pensano le foreste di Eduardo Kohn, un libro complesso ma che avrà una lunga influenza sulla nostra visione degli altri viventi e di cui scriverò in autunno. Poi Le metamorfosi di Publio Ovidio Nasone perché nel nostro futuro dovremo sperimentare cambiamenti del nostro stato nel tentativo di avvicinarci agli altri regni. Altro libro in lettura è Biofilia di Edward Wilson purtroppo fuori catalogo ma rinvenibile nelle biblioteche, utile per comprendere la nostra relazione con gli ambienti naturali. Infine, due libri di cui ho ascoltato la presentazione sul podcast Il posto delle parole di Livio Partiti: La lezione della farfalla di Daniel Lumera e Immaculata De Vivo e il romanzo L’anatra sposa di Marta Ceroni che illustrano le nuove parole che dovremo impiegare per comprendere e cambiare la situazione che stiamo vivendo.
Naturalmente se potete visitate mostre e frequentate l’arte in tutte le sue forme.
Buone vacanze!
Dear readers, in July and August, The vegetable city-the environment seen through art will not publish its articles every Monday. In the first six months of this year, I published 24 articles that got 13,375 views from 6,032 visitors, the first increased almost double and the second almost three times over the same period last year. For this summer I propose you some books.
I wish you happy holidays!
Matsutake: il fungo che secondo Anna Tsing ci fa capire il nostro presente
Sulla Lettura di domenica 28 giugno, c’era una bella intervista di Danilo Zagaria a Merlin Sheldrake sul suo libro “L’ordine nascosto. La vita segreta dei funghi”. Una sua domanda riguardava il saggio dell’antropologa Anna Tsing “The Mushroom at the End of the World: On the Possibility of Life in Capitalist Ruins” (Il fungo alla fine del mondo: sulla possibilità della vita nelle rovine del capitalismo), non ancora tradotto in italiano, che ho letto per voi e di cui voglio parlarvi.
Anna Tsing è un’antropologa americana, docente all’università della California, che conduce degli studi transdisciplinari sull’Antropocene, cioè sull’era iniziata con la rivoluzione industriale e caratterizzata dal forte intervento umano sull’ambiente, di cui ho parlato più volte in questo blog. Nel suo libro, la Tsing utilizza il caso del fungo Matsutake, un miceto diffuso in alcune regioni del mondo, ma consumato soprattutto in Giappone, per illustrarci, attraverso la sua “supply chain”, (la sua catena di fornitura), le relazioni socioeconomiche di questa fase del capitalismo.
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