La ricerca urbano-vegetale di Maura Tacchinardi  


(Tempo di lettura 5 minuti)
Maura Tacchinardi – INCOLTO Rorschach, immagine digitale da ricamo, dimensioni variabili, 2023

Il lavoro di Maura Tacchinardi (Milano 1973) può essere definito inizialmente come realismo urbano-vegetale perché indissolubilmente legato alla città, alle sue periferie, alla vita delle persone che vi abitano, agli spazi di vegetazione che residuano, alle condizioni che rendono possibile vivere in un luogo facendone un’isola. La sua indagine di tipo sociale e antropologico, si fonda sulla convinzione che l’esperienza artistica debba consistere in un’attività trasformativa alchemica basata sulla relazione umana. Nel corso di quella ha accumulato testimonianze, relazioni, ricordi restituiti attraverso testi, fotografie, disegni, ricami, dipinti, che oggi evolvono nella messa a punto di un nuovo segno espressivo. 

Maura Tacchinardi vive da sempre nel quartiere Barona di Milano, la periferia della città che si congiunge al Parco Agricolo Sud, in una via a fondo cieco con ancora molte preesistenze, nella casa dei bisnonni che una volta era un vecchio mulino e che sul retro conserva ancora le grandi pietre su cui era appoggiata la ruota che veniva spinta dall’acqua di un ruscello poi coperto. I genitori erano impiegati ma il nonno iniziò a dipingere al momento di andare in pensione e la nonna era una sarta. Dopo aver frequentato il liceo artistico Boccioni si è diplomata all’Accademia di Brera dove ha studiato pittura con Davide Benati (1949-2017) e Gottardo Ortelli (1938-2003). Contemporaneamente si è perfezionata in fotografia al CFP Bauer. Le sue prime opere di tipo gestuale risentono della forte influenza di Emilio Vedova e dei pittori dell’action painting a cui segue una fase sperimentale di foto pittura, di reportage fotografici e di incisioni nello studio di Daniele Upiglio. Inizia poi a lavorare con l’atelier Mendini e dal 1998 decora per Cappellini Design la struttura degli esemplari della Poltrona Proust creata da Alessandro Mendini. 

Nei primi anni del Duemila avvia una sua personale ricerca nel quartiere Stadera di Milano dove in un angolo di verde stretto tra le case popolari, un tipico terzo paesaggio di Gilles Clément, realizza momenti pubblici con disegni e la raccolta dei bisogni degli abitanti. Nel corso di queste attività nota le tracce lasciate sui muri dai rampicanti cresciuti nella stagione estiva e inizia a disegnarle assieme ai visi delle persone. Grazie alla vicinanza con il mercato comunale di zona, in cui l’associazione Temporiuso portava avanti il progetto Revolve, viene coinvolta per la realizzazione delle attività di comunicazione su cui sviluppa il suo progetto Indovina chi,  basato sul coinvolgimento delle persone che animavano il mercato: commercianti, clienti, frequentatori abituali ed immaginari, i cui visi erano raffigurati su fogli A3, poi esposti sulle saracinesche degli stalli vuoti del mercato, accompagnati dai messaggi che venivano invitati a scrivere e condividere pubblicamente.  Il risultato finale dell’attività, in parte ricerca artistica, in parte sociologica, verrà poi raccolto in un libro d’artista.

  • INDOVINA CHI, libro d'artista, rilegato con cucitura Singer e copertinato alla Svizzera con dorso a vista, 2021

Il progetto è proseguito con l’installazione di un torchio in uno degli stalli con cui venivano realizzate delle stampe a secco di packaging di imballi usa e getta che si trasformavano in qualcosa di permanente sulla carta. La Tacchinardi realizzerà poi in studio i disegni di questi imballi e sperimenterà per la prima volta la loro trasformazione in ricami con filo bianco su tela nera, evidenziando la contrapposizione tra il tempo necessario per il ricamo e invece la caducità del monouso, aggettivo che darà il nome alla serie. 

  • MONOUSO, ricamo su carta, 31x24cm

Continuando nei progetti sul territorio, sempre in collaborazione con Temporiuso e Hors Commerce, si sposta nelle palazzine dell’Ex Macello dei mercati generali di Milano in una stanza di 12 mq, dove sviluppa il progetto Verde pro_capite che alludeva alle dimensioni della superficie verde spettante ad ogni cittadino milanese che in quegli anni corrispondeva a 12,7 mq. Anche in questo caso il progetto prevedeva il coinvolgimento dei residenti, tra cui fondamentale per la realizzazione del progetto Marco Facincani, che venivano invitati a realizzare, lavorando a maglia, dei pezzi di verde portatile che verranno poi cuciti tra di loro in modo da coprire interamente il pavimento della stanza, restituendo fruibilità allo spazio con un finto prato, con un lontano riferimento ai Tappeti Natura di Piero Gilardi.  Grazie a una macchina da scrivere collocata sul pavimento della stanza ora rivestito e al ruolo veramente particolare di Pietro Marconi, uno dei cittadini partecipanti, sarà possibile raccogliere le testimonianze e i racconti dei vari partecipanti. La restituzione in studio del progetto darà luogo a disegni con pennellate di colore riguardante le matasse di tessuto lavorate e alla raccolta di pensieri battuti a macchina.  

  • VERDE PRO_CAPITE, penna e china su carta, 21x29,7cm, 2014-2015

Durante il periodo del lockdown ha visto la luce il progetto QUAL E’ IL TUO SE GRETO?_in quarantena, in cui, proprio sulla base delle esperienze precedenti, inviava settimanalmente a un elenco di 35 amici, artisti e non, un breve comunicato chiedendo di rispondere liberamente con una frase, con foto, disegni, video oppure anche con una sola parola. Il contenuto rielaborato è divenuto un libro d’artista in due versioni. 

  • QUAL E´I L TUO SEGRETO?_ in quarantena, libro d'artista, Settimana_3, Manfredo Fanti, Milano, 2020

A mano a mano la ricerca di Maura Tacchinardi si sposta sempre più dall’esterno verso l’interno, a una dimensione più intima, in cui però non si tratta più di rielaborare quanto fatto con altri ma piuttosto di far fermentare questi materiali dentro di sé trasformandoli in una pratica di restituzione estetica da svolgere autonomamente. In questa prassi le è stato sicuramente di aiuto l’incontro con il pensiero di Georges Ivanovic Gurdjieff, alla cui luce il lavoro artistico assume la caratteristica di una pratica di ripetizione come quelle illustrate e suggerite dallo stesso per vincere “il sonno” in cui vive l’essere umano e acquisire la consapevolezza per la comprensione del mondo.  

È in questo contesto che si sviluppa la serie INCOLTO, a partire dalla definizione del termine inteso come: luogo non coltivato; pianta lasciata crescere liberamente, che non ha, o non ha avuto, le cure necessarie; che manca di cultura, e non è stato ingentilito dall’educazione e dallo studio e che rimanda a certi contesti vegetali, a luoghi di terzo paesaggio, ma anche a stati d’animo che crescono vorticosamente, che salgono dal pavimento sulle pareti, aggrappandosi a queste, grovigli vegetali realizzati con china e acquerelli liquidi che, con effetti optical, sembrano ondeggiare sotto la spinta dell’acqua o del vento e si trasformano in texture e wall paper. Su queste si collocano piccole cornici con leggeri segni verdi che si muovono nell’aria, come le pagliuzze della pula nella trebbiatura del grano, realizzati con ricami su carta o su tela, oppure a penna che hanno la magia e la leggerezza di oggetti misteriosi che però comunicano un messaggio spirituale. Altri ricordi vegetali sono ricreati con i caratteri di una vecchia Lexicon 82, in cui riecheggia il lavoro di Vincenzo Agnetti, anche se qui le lettere e i numeri sono usati solo per le loro caratteristiche estetiche con cui realizzare una texture.  

  • INCOLTO, ricamo su carta, 21x 29,7cm

Il suo lavoro evolve così nella ricerca di in un espressionismo vegetale nuovo e di effetto, saldamente ancorato alla lunga raccolta di voci, di pensieri e di immagini svolta nel corso degli ultimi vent’anni. Dopo la fase gestuale e istintiva dei primi periodi, quella razionale e quasi scientifica della continua indagine sul campo, Maura Tacchinardi avverte il bisogno di un gesto più libero, più espressivo, più sintetico, in cui sistematizzare e codificare i risultati di quanto finora fatto così che esso possa essere riportato e comunicato al suo pubblico nel modo più efficace.   

The urban-vegetal research of Maura Tacchinardi   

The work of Maura Tacchinardi (Milan 1973) can be defined initially as urban-vegetal realism because it is inextricably linked to the city, its suburbs, the life of the people who live there, the spaces of vegetation that remain, the conditions that make it possible to live in a place making it an island. His social and anthropological research is based on the conviction that the artistic experience must consist in an alchemical transformative activity based on the human relationship. During that time he accumulated testimonies, reports, memories returned through texts, photographs, drawings, embroidery, paintings, which today evolve in the development of a new expressive sign. 


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