Le forme della solitudine nelle opere di Elena Mezzadra

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Elena Mezzadra, Senza titolo, 2002, olio su tela,cm 40×40. (ph. Riccardo Molino

Lo Studio Masiero, una piccola ma valida galleria milanese, ospita fino al 18 aprile una retrospettiva di Elena Mezzadra (1926-2022), intitolata Intersezioni e trasparenze, con dipinti, sculture, grafiche, che non solo attraggono per la bellezza dei colori e delle forme, ma perché inquietano, provocando degli interrogativi profondi sul loro significato. Nella presentazione, Luca Pietro Nicoletti ci fornisce dei criteri interpretativi, parlando di “atto di fede assoluto e radicale alla pittura”, di “titanica solitudine che qui si è trasfigurata in elegante lirismo luminoso”, di quadri che “nascevano dal tracciato di grandi linee, dalla cui intersezione scaturivano poi delle forme e si intravvedevano le possibili sovrapposizioni e trasparenze , con i conseguenti sviluppi narrativi.” Sulla base di queste note la si potrebbe definire un’astratta geometrica ma questo non ci direbbe molto di più sui motivi della sua pittura e sui codici che impiega. Il critico Walter Rosa ha sostenuto di non si trattarsi di pura astrazione geometrica e che per vedere l’altro è necessaria “un’osservazione attenta e prolungata, non fugace”, come quella a cui mi sono apprestato.

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Anche l’usignolo sa che la nostra vita e le campagne sono cambiate

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<<…Il restauro conservativo suscitava il ricordo di chi prima vi aveva vissuto…>> La corte della Forestina, con la Casa del Fattore sulla destra © Martina Corbetta, 2020

Consiglio la lettura del bel libro di Niccolò Reverdini (Milano, 1965), Anche l’usignolovita di città, di bosco e di campagna (Mondadori-2021) un romanzo-saggio, o viceversa (decida il lettore come definirlo) dedicato alla sua esperienza di imprenditore agricolo sui terreni di famiglia alle porte di Milano. Avevo conosciuto l’autore attraverso la mia collaborazione con l’associazione a cui aderisce e sapevo che era pronipote dello scrittore e diplomatico Carlo Pisani Dossi (1849-1910); che era stato allievo del critico letterario Dante Isella e che aveva una profonda passione e conoscenza dei classici greci e latini, nonché della letteratura lombarda, di cui troverete ampia evidenza nel suo racconto. Ma il volume è a mio avviso importante perché rappresenta una testimonianza, sentita e appassionata, delle trasformazioni intercorse, nel giro di appena trent’anni, nelle campagne attorno a Milano e a tutte le altre grandi città, in quella che si definisce agricoltura periurbana. Un ambiente costituito da elementi naturali come la terra, il bosco, gli animali ma anche da persone, linguaggi e storie che Reverdini descrive con grande capacità.

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Il green Gran Tour di Federica Galli

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A Milano, è in corso e resterà aperta fino al 27 giugno, la mostra Federica Galli green Gran Tour che vi consiglio di visitare. Avevo scoperto le sue opere nel corso della mostra della fotografa Beth Moon dedicata agli alberi secolari del nostro pianeta, svoltasi lo scorso anno, alla galleria Salamon Fine Arts. Alle foto erano state sapientemente accostati alcuni alberi in ferro battuto di Lorenzo Zanon e delle acqueforti di Federica Galli dedicate allo stesso soggetto. In un primo momento, ero rimasto colpito più dai primi, che sentivo più vicini alla tradizione della mia terra d’origine e della mia famiglia, avendo mio padre praticato quella tecnica ma poi, fu la gallerista Lorenza Salamon, una delle massime esperte del settore e presidentessa della Fondazione dedicata alla Galli, che ebbe la pazienza di assistermi e portò la mia attenzione sulle seconde e sul suo percorso artistico. Fu sempre lei a farmi comprendere, nel corso di quel breve colloquio, l’importanza delle incisioni nello sviluppo culturale europeo, perché esse sono state le prime immagini a poter essere stampate, contribuendo ad alimentare la circolazione delle idee.

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