Debora Antonello e la magnifica precarietà del mondo


(Tempo di lettura 4 minuti)
Debora Antonello – Oltre le rive del sonno 2021 – olio su tela – 100×120 – 2021

Debora Antonello ha esposto, purtroppo per un periodo troppo breve, i dipinti e le grafiche realizzati negli ultimi due anni, allo Spazio Arte Tolomeo Milano, una galleria costituita da un’ampia sala che con le sue pareti nere consentiva di far risaltare le tinte forti dei suoi lavori. Questa artista, nata a Cittadella in provincia di Padova nel 1967, vive oggi nel Chianti dove si trasferisce alcuni anni fa in cerca di solitudine, attratta certamente dalla bellezza delle sue colline ma anche dall’essere terra di eremi come quello di San Pietro alle Stinche, fondato da Padre Giovanni Vannucci a Panzano in Chianti. La Toscana, del resto, è stata terra di comunità e di personalità religiose che hanno avuto una notevole influenza nella nostra storia.

La mostra di Milano, che si intitola Essere qui è magnifico, è il risultato dell’incontro tra le immagini presentatesi ai suoi durante le chiusure della pandemia e il pensiero del poeta Rainer Maria Rilke (Praga 1875-Montreux 1926), a partire dalla sua poesia Lascia che tutto ti accada: bellezza e terrore, in cui si imbatte durante quel periodo e poi dalle sue Elegie Duinesi (1912-1922), da cui trae alcuni dei titoli che accompagnano le opere esposte, come messo ben in evidenza da Roberto Mottadelli nel testo che accompagna il catalogo. Rilke, il poeta della “precarietà del mondo”, della caducità delle cose, della transitorietà e quindi della vita e della morte, da cui ci si può sottrarre ispirandosi all’esistenza suprema dell’angelo, non però quello dell’universo cristiano ma il simbolo dell’assoluta trascendenza, era inoltre il poeta preferito della scrittrice ebrea olandese Etty Hillesum, uccisa ad Auschwitz, che la Antonello ama leggere.

  • Debora Antonello - Sappiamo essere creature che passano - olio su tela - 80x80 - 2021
  • Debora Antonello - Nuvola, Nuvola - Olio su tela - 80x80 - 2021
  • Debora Antonello - Campi - 70x70 - olio su tela - 2020
  • Debora Antonello - Quando cantano le cicale - olio su tela - 80x80 - 2020
  • Debora Antonello - Chiunque tu sia esci a sera dalla tua stanza - olio e xilografia su tela - 100x120 - 2021
  • Debora Antonello - Oltre le rive del sonno 2021 - olio su tela - 100x120 - 2021

I lavori presentati colpiscono per la presenza di alcuni elementi ricorrenti: le nuvole, l’acqua sotto forma di pioggia o di fiume o mare, delle zone collinari che potrebbero essere promontori, una barca vuota che a volte è per intero sulla scena, a volte invece sta per fare il suo ingresso, come in un video. In queste scene gli elementi di precarietà e transitorietà sono rappresentati dalle nuvole che passano e non sono mai ferme anche quando appiano immobili, dalla pioggia e dall’acqua che scorre e fluisce e non è mai la stessa, dalla barca che scivola sopra di esse e che può essere arca o scialuppa di salvataggio ma è al tempo stesso elemento fragile che può essere portato via da un’onda più forte. La forza e la pienezza dei colori trasmettono un senso di positività e di ottimismo ma, al tempo stesso, alcuni altri elementi fanno inclinare l’interpretazione verso il pessimismo. Sulla scena non ci sono, se non in uno due casi, esseri umani né ci sono alberi o vegetazione. La barca, se da un lato è richiamo all’iconografia cristiana e a Venezia e dall’altro al tema della culla, che la Antonello aveva realizzato in passato, ma anche al ciclo “Migrare” di alcuni anni fa, è però vuota. A bordo non c’è nessuno, essa scorre adesso sull’acqua calma, quando la tempesta potrebbe essere passata ma i passeggeri potrebbero essere caduti in acqua. Inoltre, essa non trasporta nessun Salvatore, nessun Cristo che si appresti a camminare sulle acque. Guardandola mi è venuto alla mente l’approdo verso una terra vuota, desolata, l’ Isola dei morti di Arnold Böcklin.

Nei lavori di grafica, anche questi molto colorati, che hanno al centro ancora un’imbarcazione si respira di nuovo ottimismo. Si tratta di un’arca, una culla da cui può nascere una nuova vita e su cui dopo la pioggia torna il sole, e da cui si avvistano delle terre di approdo.

  • Debora Antonello - Segni di terra - mixed media - 50x35 - 2021
  • Debora Antonello - Ancora cadrà la pioggia - mixed media - 50x35 - 2021
  • Debora Antonello - Sole nell' arca - puntasecca e xilografia su più matrici - 50x35 - 2021
  • Debora Antonello - Luna al vento - incisione con intervento a mano - 70x50 - 2021
  • Debora Antonello - Una nuova Arca - mixed media su più matrici - 50x35 - 2021

La spiritualità che emana dai suoi quadri è d’altronde qualcosa che ha respirato fin da piccola. I genitori, l’artista Bruno Antonello e la madre maestra, erano amici di Padre David Maria Turoldo, di cui il padre aveva realizzato le copertine di alcuni libri. Lei, dopo aver frequentato l’Istituto Magistrale si trova ad essere responsabile di una cooperativa per l’avvio al lavoro di adolescenti fragili, spesso provenienti da situazioni di abuso, di prostituzione, di sfruttamento e poi è maestra di sostegno per alcuni anni. L’approdo all’arte avviene quando il padre le mette a disposizione uno studio con un torchio e tavoli da lavoro.  

Si trasferisce a Venezia, città a cui resta molto legata e che riappare trasfigurata nei suoi lavori, per frequentare il Centro Internazionale della Grafica e poi l’Atelier Aperto dove studia con Nicola Sene e Rina Riva, due importanti figure di artigiani-artisti, fondatori del Centro assieme a Riccardo Licata e diffusori delle moderne ed innovative tecniche incisorie. Qui trascorrerà dieci anni di studio e di sperimentazione di tecniche, di acquisizione di competenza artistiche e artigianali, di conoscenza dei materiali, mettendo a punto delle metodologie che non richiedono l’impiego di acidi. Al termine di questo periodo giungerà a concepire l’incisione e la grafica non più per la possibilità di ottenere multipli di un’opera ma per il suo valore in sé perché: “la grafica non è un gioco” e può essere versatile come la pittura. Le grafiche della Antonello, infatti, a volte sono realizzate in pezzi unici o sono il risultato di più matrici realizzate con differenti tecniche. La grafica viene spesso applicata sulla pittura “perché non deve esserci nessuna separazione tra tecniche grafiche e pittoriche”. Essa è “magica” dato che il risultato appare all’improvviso, come la ceramica quando è tratta dal forno dopo la cottura del colore.

Sarà poi l’incontro con un altro artista dell’incisione, Emilio Baracco, che promuoveva mostre scambio con paesi esteri a favorire il suo incontro con un’altra spiritualità, quella giapponese. A Tokyo esporrà più volte nella galleria Saho, venendo molto apprezzata per le sue incisioni che vengono definite: “una perfetta sintesi del pensiero Zen”.

Oggi, la Antonello, oltre che artista, continua a essere sperimentatrice e insegnante, una prosecutrice di quelle tipiche figure di artigiana-artista, a cui tiene molto Ugo La Pietra. Le sue tecniche senza acidi sono quelle che gli consentono di poter insegnare in ambienti critici, come le scuole e le carceri. Del resto, anche la Tecnica è un rimedio contro la transitorietà del mondo o almeno questo è il sogno della civiltà industriale ed è anche la nostra aspirazione perché d’altronde qualcuno, come direbbe Rilke, deve pur occuparsi di “questo fugace che stranamente ci concerne”.

Abstract

Debora Antonello and the magnificent precariousness of the world

Debora Antonello born in Cittadella (PD) in 1967, lives today in Tuscany, in Chianti where she moved, a few years ago, in search of solitude. The cycle of his latest works entitled Being here is magnificent, it is the result of the encounter between the images observed during the closures of the pandemic and the poems of the poet Rainer Maria Rilke


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