I sottili capelli di Cai Yingfei tengono assieme le relazioni


(Tempo di lettura 4 minuti)
Cai Yingfei – Performance Corpo – Castello di Nocciano – ph. Giuseppe Di Meo

All’inizio di aprile ho visitato allo Studio Zecchillo ex Studio Piero Manzoni, la mostra Tessuto di Cai Yingfei (Zhejiang – Cina – 1991), curata da Ivan D’Alberto direttore della Galleria Yag/garage di Pescara. Il suggestivo spazio, collocato a Milano, in Via Fiori Chiari 16 e di cui consiglio la visita, è una testimonianza della storia della pittura milanese e italiana, dato che questo angolo di Brera, destinato originariamente alle scuderie della famiglia dei conti Panza di Biumo, ospitò dapprima lo studio di Piero Manzoni (Soncino 1933 – Milano 1963) e dopo la sua morte, lo studio del baritono Giuseppe Zecchillo (San Paolo del Brasile, 1929 – Milano, 2011). Zecchillo però appassionato di pittura, non solo non cancellò le tracce di Manzoni, di cui fu collezionista, ma invitò i suoi amici artisti (tra cui Fontana, Bonalumi, Baj, Morlotti, Vermi e molti altri) a omaggiarne la memoria con proprie opere o decorando le formelle della parete vetrata dello studio, ancora visibili.

La scelta dello spazio è dipesa alle particolari opere realizzate da Cai Yingfei che, dal 2017, tesse i capelli che al mattino restano impigliati nella spazzola, dopo averli annodati assieme a formare un lungo filo, attorno ad un ordito in cotone, steso su di un piccolo telaio appositamente realizzato dando luogo appunto a delle pagine di Tessuto. Nonostante la sua lunga chioma appaia nera, il colore delle pagine così realizzate cambia in conseguenza del clima, della temperatura, dello shampoo impiegato per lavarli, di particolari accadimenti. Il lavoro di Cai Yingfei, che si colloca a mio avviso tra la Fiber e la Body Art, è legato al concetto di tempo, alla relazione con la sua famiglia e con la propria memoria e tradizione e mira a creare un diario fisico della propria vita. I capelli sono tra gli elementi organici che richiedono più tempo per distruggersi e sono certamente quelli che esprimono il passare del tempo perché cambieranno colore divenendo grigi e poi bianchi. La sua intenzione è di proseguire la realizzazione delle pagine nel corso di tutta la sua esistenza, in modo da creare una testimonianza organica della stessa attraverso questa materia corporea.

La scelta dei capelli come materiale per la tessitura fa certamente parte della cultura del paese da cui Cai proviene, la Cina. La capigliatura come la pelle e il corpo, ci viene da dai nostri genitori ed è espressione della discendenza e del rapporto familiare. Una delle quattro principali tipologie di ricamo cinesi, quella Suzhuo, impiega come filo i capelli che hanno il vantaggio di essere più resistenti all’usura e alla corrosione dei fili di seta e il loro colore, inoltre, non sbiadisce. Cai Yingfei ha del resto studiato l’arte del ricamo, che faceva ancora parte dei contenuti educativi della sua generazione, nella formazione scolastica e familiare. Non dobbiamo dimenticare poi che anche le prime matrici serigrafiche sono state realizzate con questo materiale probabilmente in Cina, per quanto questo non trovi tutti concordi. I capelli sono presenti anche nella tradizione occidentale, alla base della forza fisica del Sansone biblico, oppure come pegno tra gli amanti.

I Tessuti che Cai Yingfei sta realizzando non sono però una manifestazione di solipsismo o di chiusura alla realtà del mondo. Il tema che le sta a cuore è quello della relazione, familiare, affettiva, sociale e del suo dipanarsi nel tempo. Nella sua seppur breve carriera artistica, ha messo in evidenza come questo sia il tema che ha deciso di indagare. Nel 2015 con la performance Il Libro, due performer portano legato sul viso un libro su cui sono stati ricavati dei buchi per consentire di vedere. Le parole che ognuno dei due ritiene più interessanti sono ricoperte di colla, in modo che, quando si abbracciano e si baciano attraverso i libri queste si incollano sul libro dell’altro, metafora della conoscenza che può avvenire attraverso la parola scritta oltre che quella verbale. In un altro lavoro, Ho preso trenta bicchieri d’acqua, ho perso trenta bicchieri d’acqua, due performer vestite in maniera identica, l’una di fronte all’altra, prendono contemporaneamente un bicchiere d’acqua che si trova alle spalle dell’altra e lo poggiano dietro di loro, metafora di una relazione equilibrata e cooperativa. Ma quando, a un certo punto, le stesse decidono che non possono dare più di quanto finora dato, esse si trovano in opposizione e ognuna fronteggia l’altra per impedirle di raggiungere il bicchiere d’acqua o richiedendo molto più sforzo per compiere l’azione. Allo stesso modo legare i capelli che raccoglie dalla spazzola ogni mattina stabilisce un collegamento tra un tempo e un altro e tra un accadimento e un altro.

  • Cai Yingfei - “Ho preso 30 bicchieri d'acqua, ho perso 30 bicchieri d'acqua” - 2 performer - due bicchieri pieni d’acqua - due basi - vestiti uguali - 2015.
  • Cai Yingfei, -“Il Libro” - installazione e performance - 2 performer, libro - 2015

Una piccola opera presentata in mostra, Riparazione di un abbraccio, è un’ulteriore esemplificazione del suo intento. Due amanti disegnati a matita sono seduti nudi l’uno di fronte all’altro. Un filo sottile formato da capelli unisce i due corpi, creando una serie di linee e mostrando che ciò che tiene assieme la relazione tra questi due esseri è qualcosa di fragile e delicato e molto resistente al tempo stesso, ma che può spezzarsi e che perciò richiede una cura costante e un’attività di riparazione, attraverso la ricucitura del rapporto.

  • Cai Yingfei - riparazione di un abbraccio - tecnica mista (matita su carta, cucito) - 15x15 cm

Arte intimissima, quindi, quella di Cai Yingfei, che attinge alle tradizioni ancestrali della sua terra di origine e ad una sua competenza di genere, volte alla rappresentazione di una problematica sempre attuale, come quella delle relazioni umane. Poetica silenziosa, non gridata ma sommessa, che si pone in alternativa a quella stabilita attraverso i social e che richiede invece incontro e contatto fisico. Per Cai Yingfei la materia e l’arte impiegata sono femminili come lo sono la cura e l’attenzione per i rapporti umani.

Abstract

Cai Yingfei’s fine hair keeps things together.

Cai Yingfei (Zhejiang – China – 1991), since 2017, weaves the hair that in the morning remain entangled in the brush, after having knotted them together to form a long thread, around a cotton warp, laid on a small loom specially made, giving place to pages of Fabric. Cai Yingfei’s work, between Fiber and Body Art, is linked to the concept of time, to the relationship with her family and with her memory and tradition and aims to create a physical diary of her life.


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