Il battito animale di Paola Bartolacci


(Tempo di lettura 5 minuti)
Paola Bartolacci – Avorio ed Ebano – 2022 – olio su lino – 100×130 cm

Ancora settant’anni fa la caccia grossa, cioè la caccia ad animali di grandi dimensioni, anche quando non costituivano un pericolo per l’uomo, era considerata un’attività eticamente ammissibile. Oggi invece, il proposito di abbattere un’orsa che ha ucciso un essere umano, viene ritenuto inutile, non necessario e non accettabile.  Allo stesso tempo discutiamo di ridurre i consumi di carne e di fare ricorso a quella sintetica, questa volta più per ragioni ambientali che per motivi di compassione ma, allo stesso tempo, ci avviamo a consumare gli insetti perché meno impattanti ma molto ricchi di proteine. Qualcosa di profondo è cambiato nel nostro senso comune sugli animali, certo anche per la loro maggiore diffusione nelle nostre case e tuttavia, essi restano un enigma su cui continuiamo ad interrogarci, perché non parlano e quindi possiamo basarci solo sul linguaggio del loro corpo e sul loro sguardo per interpretare le loro intenzioni e i loro sentimenti nei nostri confronti. In fondo, più che dalle considerazioni filosofiche di Peter Singer, secondo cui tutti gli esseri e non solo l’uomo provano la  sensazione del dolore, ci sentiamo uniti a loro dal sentimento, che figurativamente trova sede nel cuore.

Di questo complesso insieme di atteggiamenti si fa interprete Paola Bartolacci (Milano-1967) che dopo aver studiato veterinaria con il prof. Flaminio Addis ed esercitato per alcuni anni l’attività professionale, si è dedicata alla rappresentazione degli stessi e del complesso legame che a loro ci unisce, con opere figurative e concettuali e differenti tecniche espressive, avviate a partire dagli insegnamenti di un padre ingegnere ma appassionato disegnatore e poi maturate a bottega da un restauratore. L’esperienza che la segna è rappresentata dalle cure prestate a un leoncino di trenta giorni di vita, affidatole da Addis, perché trascurato dalla madre leonessa ormai anziana che viveva nello zoo, e che lei, neolaureata, portò a casa e aiutò a riprendersi e a raggiungere lo svezzamento. La sua posizione in favore degli animali si basa sul riconoscimento della rottura del patto tra noi e loro, fondato su un equilibrio reciproco, sulla possibilità di cacciare e di essere cacciati ma senza alterare i reciproci habitat naturali come invece accadde, dapprima con le scoperte geografiche e poi, a mano a mano, con la colonizzazione, l’urbanizzazione e l’alterazione dell’ambiente, piegato alle nostre esigenze e con l’affermazione del pensiero specista che ne è conseguito.

  • Paola Bartolacci - Bon appétit - 2017 - tecnica mista

La rappresentazione che Paola Bartolacci fornisce degli animali e delle tematiche animaliste si muove tra i due estremi dell’appello-protesta e dell’affetto-solidarietà per ognuno dei quali impiega tecniche diverse. Per il primo, tecniche miste per realizzare sculture in resina e materiali di uso comune come in Bon appétit del 2017, in cui commenta il disastro ambientale seguito allo sversamento di petrolio in mare  causato dall’incendio della piattaforma petrolifera Deep Water Horizon affiliata alla BP, oppure come con Il predatore del 2018, in cui sottolinea l’atteggiamento umano o ancora con Poison-veleni, operadi quest’anno,in cui l’inquinamento ambientale causato dalla dispersione di rifiuti speciali come le pile,  riguarda anche la leprotta che allatta i suoi piccoli. In questi casi Bartolacci sembra voler favorire nell’osservatore, dopo lo stupore causato dall’opera, una riflessione razionale sul problema, un ragionamento.  Per il secondo estremo, con la pittura ad olio o con acrilici, realizza raffigurazioni iperrealistiche come in Avorio ed Ebano del 2022, in cui un ghepardo e una pantera sono sdraiati l’uno sull’altra, The fighters del 2022 in cui due orsi combattono tra loro e La collana del 2023 in cui due tigri e un corvo mostrano la collana e l’orecchino di cui si sono impossessati. Qui l’elemento che predomina è lo sguardo degli animali come mezzo di comunicazione dei sentimenti  e la pittura è la tecnica che può metterci in contatto con loro.

  • Paola Bartolacci - Avorio ed Ebano - 2022 - olio su lino,

Nonostante gli umani non siano mai raffigurati, in molte opere compaiono perle e oggetti domestici che sono simboli della vanitas intesa come caducità della vita, solitamente espressa da fiori recisi o da teschi ma che invece, nelle sue opere, sottolineano più probabilmente il trasformismo degli umani nella lotta per il potere e la brama di denaro e di beni materiali mentre, negli animali, il dimorfismo sessuale è orientato principalmente ad attrarre l’altro sesso per favorire la riproduzione. Un altro paradosso messo in evidenza dalla sua  ricerca è l’ostentazione umana delle specie più originali o ricercate proprio per motivi di vanità e per contrasto la poca cura che si ha di loro.

La presa di coscienza della nostra non superiorità nei confronti del mondo animale può percorrere sentieri non puramente emotivi o razionali. A volte può essere traumatica come nel caso dell’antropologa Val Plumwood che nel 1985, mentre stava svolgendo un’esplorazione nel parco australiano di Kakadu, venne attaccata da un coccodrillo e riuscì a sottrarsi alla morte e a liberarsi perché da un lato realizzò che il fatto di essere umana non la sottraeva a poter essere preda ma che lei in quanto essere umano non poteva rassegnarsi ad esserlo. Qualcosa del genere credo sia avvenuto con la riflessione della famiglia del runner mortalmente aggredito da un’orsa in Trentino e che si è detta contraria all’abbattimento dell’orsa stessa sia per l’inutilità della vendetta sia forse perché, provo a ipotizzare, l’accaduto ha creato un ponte tra il mondo dell’animale e il proprio.

  • Paola Bartolacci - Cuore sacro - 2017 - acrilico su cartone e pergamena

Forse, in fondo, il punto di contatto con gli animali, come sostiene Paola Bartolacci, è proprio il cuore, l’organo ritenuto la sede del sentimento e delle emozioni, il luogo del battito che ci unisce al mondo animale e che lei rappresenta sia con tecnica mista che con la pittura come in Cuore sacro del 2017 o in Cuore puro del 2018 o ancora in Ascolta te stesso del 2021, mentre il cervello esprime la razionalità e la crudeltà. Non si tratta di stabilire se essi sono buoni o cattivi ma di prendere atto che, a differenza degli umani, essi non sono crudeli come invece la storia degli uomini ci insegna, anche ai nostri giorni. Se il rapporto con gli animali deve basarsi sul rispetto reciproco dobbiamo però accettare, come messo in evidenza da Joseph Beuys nelle sue performances che l’animalità è il tentativo di risvegliare la nostra irrazionalità contro la ragione che programma e giustifica le nostre azioni.

The animal beat of Paola Bertolacci

Seventy years ago, the big game hunting, that is, hunting large animals, even when they did not constitute a danger to man, was considered an ethically acceptable activity. Today, however, the purpose of shooting down a bear that killed a human being is considered useless, unnecessary, and unacceptable. Perhaps the point of contact with animals, as Paola Bartolacci claims, is the heart, the organ considered the seat of feeling and emotions, the place of the beat that unites us to the animal world, while the brain expresses rationality and cruelty, and art can help us rediscover our animality.


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