Il bosco dei frati


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Il bosco dei frati e Santa Maria in Colleromano – archivio personale – 2011

Mano a mano che, attraverso letture e incontri, mi avvicino ai temi di cui vuole parlare questo blog, non posso fare a meno di passare attraverso una fase intima e personale, di recupero dei ricordi degli alberi della mia vita. Una fase in cui, forse a causa delle loro dimensioni o forse perché erano carichi di frutti, avevano una speciale importanza, prima che iniziassi a considerarli una presenza scontata.

Il panorama che si osserva dalla mia casa natale, dove ho vissuto fino al mio trasferimento a Milano e dove soggiorno quando torno in Abruzzo, è occupato dalla chiesa e dal convento di Santa Maria in Colleromano. Attorno ad essa, come una collana, c’è un bosco fitto, recintato da un muro, che occupa gran parte della collina e che per noi del paese era ed è il “bosco dei frati”. In quel bosco sono andato tante volte; la prima, assieme ai miei compagni di scuola delle elementari, convinti dal maestro, nonostante il nostro scetticismo, a cercare conchiglie che poi trovammo, scavando su un fianco dei viottoli che lo percorrevano e che scoprimmo erano fossili, perché, ci disse: “una volta lì c’era il mare”. Il bosco era fitto e vi entrava poca luce ed era ottimo anche per raccogliere il muschio indispensabile per fare il presepe a Natale. Mio padre ne era molto colpito e lo dipingeva in continuazione, in maniera sincera, in piccole dimensioni e mi è sembrato giusto usare uno di questi dipinti per ornare la sua tomba.

Nonostante tutto ciò, io non sapevo molto di più sul “bosco dei frati” anche se, ogni volta che tornavo a casa lo osservavo e vedevo che cambiava colore solo in parte nelle varie stagioni o che continuava a crescere disordinatamente tanto da abbattere una parte del muro di cinta e inglobare una vecchia casetta in rovina che era lì vicino. Ma solo ora, in questo momento di riconsiderazione del mio rapporto con gli alberi, dopo la lettura del libro di Tiziano Fratus, “L’Italia è un bosco”, sono andato a cercare le informazioni necessarie e ho scoperto che quel boschetto è formato da lecci (quercus ilex), querce sempreverdi ed è conosciuto come la “Lecceta di Colleromano”.

Nel frattempo, associazioni, istituzioni e persone si sono occupate di questo luogo. Tra queste Italia Nostra ha realizzato una galleria fotografica Lecceta di Colleromano Penne, la Regione Abruzzo ha emesso dei provvedimenti per la sua conservazione BUR Abruzzo e il mio amico Mario Costantini continua a raccogliere preziose informazioni.


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