(Tempo di lettura 5 minuti)
Hilario Isola (Torino, 1976) è uno dei pochi artisti italiani contemporanei a occuparsi esplicitamente del mondo agricolo, aspetto che mi sta particolarmente a cuore, perché ciò che chiamiamo paesaggio o natura spesso coincide con la realtà antropizzata dell’agricoltura, soggetto che però viene tenuto ai margini del campo di osservazione dell’arte. Isola al contrario, che unisce alla sua attività di artista quello di piccolo imprenditore agricolo, mette l’agricoltura al centro della sua indagine, unendo “la dimensione organica e viva della natura alla dimensione del sapere artigianale dell’uomo”, che certamente, aggiungo, rimane ancora presente nell’ambito agricolo ma anche ai miti che sono legati alla coltivazione della terra. La sua ricerca si fa forte di una ricchezza di mezzi espressivi che presuppongono una profonda conoscenza della stessa e l’impiego di un’ampia gamma di materiali: attrezzature e cascami dell’attività agricola (reti antigrandine, vinacce) e processi (fermentazione, stagionatura) oltre a insetti e prodotti finali, coinvolgendo non solo la vista ma tutti gli altri sensi. Il suo ultimo lavoro è Rurale, presentato recentemente a Roma, alla Galleria Valentina Bonomo. Sul suo sito web è possibile rendersi conto dell’evoluzione del suo progetto.
CV Il suo lavoro mi ha incuriosito perché a mio parere l’arte da tempo, almeno da quando nel 1980 fu allestita la mostra Arte e mondo contadino, a cura di Mario De Micheli, ha praticamente smesso di occuparsi di agricoltura. Cosa ne pensa e perché ciò è accaduto?
HI Molto dipende da una visione largamente diffusa che vede la campagna in riferimento o ancora peggio in alternativa alla città, un ambiente spesso idealizzato o antagonista del vivere contemporaneo. In questa ricerca ossessiva di un’identità politica, sessuale, identitaria che contraddistingue molte ricerche di artisti non rientrano se non marginalmente i temi legati al mondo rurale. Alla campagna rimane spesso il ruolo di fondale o di rifugio dalla città.
Il mercato dell’arte, soprattutto in Italia, è ancora molto sostenuto da aziende e industrie che si tengono alla larga da temi scomodi. Anche quando grandi collezioni, parchi di sculture all’aperto o aziende vinicole propongono premi o mostre, la campagna e i temi ambientali ad essa connessi restano spesso esclusi.
CV Con Rurale ritiene di essere riuscito a rappresentare l’attuale realtà dell’agricoltura contraddistinta, come ha detto in un’intervista ad Art Tribune, da impianti di irrigazione, mietitrebbie, serre ipertecnologiche, distese di teli antigrandine, pannelli fotovoltaici, cupole rigonfie di biogas?
HI La realtà dell’agricoltura è in continuo cambiamento ed è impossibile rappresentarla nella sua complessità. Il mio è un tentativo di esplorarne alcuni aspetti più paradossali e inediti.
Le opere realizzate finora con le reti agricole sono degli appunti di un viaggio più lungo con cui vorrei illustrare questo percorso che verrà documentato attraverso un libro.
CV Come è stato possibile che la campagna e l’agricoltura siano stati sostituiti dal concetto di ambiente e dal tentativo di trasportare la campagna in città?
HI Il processo di controllo o se posso dire di addomesticamento della natura è connaturato all’uomo e allo sviluppo delle società umane ed è prima che pratico un fatto mentale. La perdita di un contatto fisico diretto attraverso il lavoro, ma soprattutto di un rapporto rituale che le società intrattenevano con l’ambiente e la campagna ha lasciato spazio a una visione allargata e poco coinvolta dell’ambiente agricolo.
CV La PAC Politica Agricola Comunitaria secondo lei può salvaguardare l’agricoltura e le nuove pratiche agricole?
HI Io sono anche un piccolo produttore di vini naturali e ho un’ azienda agricola quindi per me è un problema particolarmente sentito.
Malgrado la PAC fornisca alcuni buoni strumenti per tutelare e salvaguardare alcuni aspetti dell’agricoltura credo ci siano da risolvere prima molti altri problemi su scala mondiale legati ai monopoli di mercato e allo strapotere delle multinazionali e in generale a un urgente riassetto di politiche ambientali stringenti su scala mondiale.
CV Da dove nasce il suo interesse per il mondo agricolo?
HI Sono sempre vissuto fin da piccolo in stretto contatto con spazi naturali e da 16 anni coltivo una vigna e mi occupo di alcuni boschi. I problemi ambientali che esploro nei miei lavori spesso mi toccano da vicino come agricoltore. Ho iniziato a esplorare dal micro al macrocosmo della campagna che mi stava intorno e la curiosità continua ad allargare i confini reali e ideali di questo paesaggio che è più sconosciuto e imprevedibile di quello che si pensi.
CV Come si è accostato all’arte? La sua famiglia l’ha sostenuta? C’erano altre esperienze artistiche in famiglia? Che studi ha fatto?
HI Mio padre è architetto e mia madre è grafica, sono nato in mezzo a dei mazzi di matite. Mio padre mi ha consigliato di laurearmi in filosofia prima di dedicarmi a qualsiasi campo espressivo, scelta che si è rivelata fondamentale ed entrambi mi hanno sempre sostenuto e lasciato libero in tutte le curve anche le più pericolose del mio percorso.
CV In alcuni dei suoi lavori sembra di riscontrare un certo ottimismo e un certo distacco scientifico, penso a Eight second plus five, Auspicio, Marsia, come nascono questi lavori, dove cerca ispirazione?
HI Più che ottimista cerco di trovare ancora un certo incanto nel vedere il mondo naturale, uno sguardo che attraversando le problematiche e le implicazioni sociali economiche e quindi anche scientifiche possa arrivare a una dimensione più intima e personale di contatto.
In particolare, i lavori citati sono opere sonore che accostano la dimensione organica e viva della natura alla dimensione del sapere artigianale dell’uomo, entrambe fragili e in pericolo ma che possono, una volta unite, generare alchimie poetiche.
CV Come è nata la collaborazione con Enrico Ascoli?
HI Abbiamo collaborato ad un progetto sui suoni della laguna veneziana per una personale alla Fondazione Bevilacqua la Masa in occasione della biennale di architettura 2015.
Da allora abbiamo innescato una collaborazione coniugando la mia visione scultorea alla sua dimensione sonora per creare opere, video e sperimentazioni e in generale esplorare nuovi territori come la ruralità.
CV Large Glass mi sembra un’opera a sé stante, si tratta di una fase precedente all’interessamento verso la campagna?
HI Sì, appartiene ad un progetto molto ampio sul mondo subacqueo che ho realizzato nel 2010 in collaborazione con Matteo Norzi, questo lavoro per alcuni aspetti era già vicino e legato alle mie ricerche attuali.
Large glass è infatti una coltivazione di alghe spontanea cresciuta su un vetro dell’acquario di New York e riflette sul rapporto tra naturale e artificiale.
CV Cosa pensa della politica di piantare alberi in città?
HI Penso sia un’ottima cosa ovviamente…piantare è sempre positivo.
Il problema è non abbattere gli alberi fuori dalla città, nelle campagne dove le monoculture annullano l’incolto e la biodiversità, nelle coste dove vengono abbattute le mangrovie per far spazio agli allevamenti intensivi di pesce, e ovviamente nelle foreste primarie dove vengono bruciate e abbattute aree immense per far spazio all’agricoltura intensiva.
The agricultural nature of Hilario Isola
Hilario Isola (Turin, 1976) is one of the few contemporary Italian artists to deal explicitly with the agricultural world, joining “the organic and living dimension of nature to the dimension of man’s craftsmanship” and the myths that are linked to the cultivation of the land. His latest work is Rurale, recently presented in Rome, at the Valentina Bonomo Gallery. On its website you can see the evolution of its project.