Leonardo Ulian e la spiritualità dei microchip


(Tempo di lettura 5 minuti)
 Leonardo Ulian , Techno Atlas – 010 (pentagon), 2022,
Electronic components, silver copper wire, varnish, solder, gesso, mdf , Diptych 117x230x5 cm | 46×90½x1¾ inches. Each artworks 111x117x5 cm

Mentre la cosiddetta digital art sembra incontrare un favore crescente, anche se temo che gli NTF, Non Fungible Token in campo artistico, potrebbero rivelarsi un fenomeno bolla, ci sono artisti, come Leonardo Ulian (Gorizia, 1974), di cui si è appena conclusa la mostra Shapes of Worlds of Shapes alla galleria The flat di Massimo Carasi a Milano, che preferiscono navigare in direzione contraria, impiegando l’hardware, che pure è alla base del digitale, per realizzare la propria arte. Mettendo al primo piano l’artista e non la tecnologia, egli fa ricorso alle più piccole parti che compongono un computer: chip, transistor, diodi, creando mappe del mondo e dei suoi componenti nascosti, mettendo in evidenza la loro natura magica, alchemica, infantile da cui promana un messaggio filosofico, psicologico, spirituale che hanno attratto l’attenzione di alcuni grandi della tecnologia come OpenAI e Facebook e di collezionisti USA.

Ulian è giunto all’arte piuttosto tardi con una formazione scientifico-tecnica in cui ha scorto e valorizzato un aspetto artistico. Incontra l’informatica seguendo la serie I ragazzi del computer (titolo originale The Whiz Kids), in onda su Italia 1 negli anni Ottanta che lascia un segno indelebile nella sua immaginazione, portandolo a diplomarsi in un istituto elettrotecnico per poi lavorare per alcuni anni come grafico fino a quando, nel 2004, si trasferisce a Londra. Qui, studia l’inglese e grazie alle opportunità che questa grande città e quel paese offrono, può sviluppare il suo percorso. Dopo aver fatto vari lavori per mantenersi, si iscrive ai foundation courses del WMC College e poi viene ammesso alla London Metropolitan University, facoltà Sir John Cass Art and design dove consegue il BA in fine arts, iniziando a lavorare come assistente di un professore da cui apprende le regole del mercato dell’arte. Tornato come assistente tecnico nel WMC College in cui aveva studiato, completa la sua prima serie I mandala tecnologici e li può presentare in uno studio gestito da una charity, fino a dedicarsi esclusivamente alla pratica artistica.

Come ho già accennato, le opere di Ulian sono realizzate mediante dei microcomponenti, ma non per farne delle sculture. L’ambito in cui si muove è quello della bidimensionalità di una superficie che può avere una differente forma geometrica: triangolare, rettangolare, quadrata, pentagonale, esagonale, al cui centro c’è un componente colorato e da cui si irradiano una serie di fili di rame che portano ad altre piccole parti descrivendo figure di mandala, mappe geografiche o sinapsi cerebrali. Anche se molti dei suoi lavori della serie Atlas possono apparire delle reti stradali viste dal cielo, Ulian non esplora il cosmo ma va verso il più piccolo, entrando nelle macchine che ci circondano e nei loro circuiti elettronici, nel micromondo in cui sono immagazzinate le enormi quantità di informazioni che rappresentano la realtà, nei nostri cervelli che vengono aperti e squadernati. Per lui i chip non sono più solo oggetti inanimati, particelle di silicio su cui sono scritte delle informazioni ma nuovi esseri, che popolano gli ambienti alla pari di virus e batteri.

  • Leonardo Ulian - Techno Atlas – 023 (square) 2022 - Electronic components, silver copper wire, varnish, solder, gesso, mdf, 124x124x5,5 cm
  • Leonardo Ulian -Techno Atlas 011 – Double grid map, 2022 - Electronic components, copper wires, varnish, enamel, lead, solder, 3d printed elements, paper, mdf, artist frame, plastic eye,110x112x5 cm | 43¼x44x1¾ inches
  • Leonardo Ulian - Techno Atlas 012, 2021, Electronic components, copper wires, enamel paint, lead, 3D PLA printed element, speaker, mdf, paper, 84x84x4,5 cm | 33x33x1¾ inches
  • Leonardo Ulian, Techno Atlas 027 – I, spaceship (triangle) 2022 - Electronic components, copper wire, varnish, acrylic paint, solder, acrylic perspex mirror, gesso, mdf, 74x85x5 cm

La bellezza intrinseca dei chip e dei fili di rame si compone in molte forme come i mandala, le rappresentazioni del cosmo di tradizione buddista, a cui dedica un’intera serie. I suoi materiali si prestano benissimo a riprodurre questi centri o cerchi, che osservati dall’alto sono piccoli mondi delimitati da alte mura, frattali che si ripetono cercando di andare alla base del sistema della natura. Man mano che si osservano si scorgono visi, fiori, il tutto in una composizione ricamata a formare un arabesco. Invitato a partecipare ad una collettiva in Cina, nella città di Chengdu non lontana dal Tibet assieme ad altri artisti locali, realizza una grande installazione, un grande mandala, con libri sacri avvolti in fili di rame. Come i mandala che nella realtà sono disegnati dai monaci su sabbie colorate e dopo la loro realizzazione sono destinati ad essere distrutti a dimostrazione dell’impermanenza della realtà umana, anche quelli di Ulian sono ugualmente precari perché il mondo costruito dalle reti tecnologiche potrebbe essere altrettanto provvisorio. La contemporaneità per Ulian resta illusoria e per illustrarla ricorre al paradosso del Will Coyote che nel fumetto insegue il Road Runner non riuscendolo mai ad agguantare, perché la contemporaneità è imprendibile e non consiste nel punto d’arrivo ma in quello che facciamo per raggiungerlo.

  • Leonardo Ulian - Technological Mandala 101, 2019 electronic components, copper wires, varnish, lead, paper, acrylic paint, sand, plastic eye, mdf - 84x84x5,5 cm | 33x33x2¼ inches

L’obiettivo di Ulian è quello di avvicinare i due mondi della tecnologia e della spiritualità facendoli anche cozzare tra di loro, esprimendolo in inglese con il termine clash, creando a volte delle specie di macchie di Rorscharch che ben evidenziano il confronto tra queste due parti della nostra natura e della nostra vita.

Per rifornirsi di tutti questi componenti di macchine non più in commercio, Ulian ricorre principalmente ai mercati dei paesi dell’Est che iniziano ad essere sguarniti. I nuovi microcomponenti saranno solo di due colori, nero e grigio e porteranno stampato sopra il valore di potenza senza ricorrere al codice colore, divenendo metafora di un mondo sempre meno differenziato o sempre più bidimensionale anche se Ulian è ottimista e si appresta ad aggirare questo ostacolo con una nuova serie in preparazione.

Dall’Inghilterra in cui vive Ulian ha anche un messaggio per l’Italia. Una sua scultura Techno Atlas 007, Ognun al bale cun so agne (ognuno balla con sua zia) incrocia due rappresentazioni speculari del nostro paese, una realizzata in piombo, l’altra in plexiglas dorato, sopra una rete di collegamenti tra microcomponenti. Per Ulian esse rappresentano il contrasto tra “il dualismo o la possibilità” oppure come spiega lo scrittore Luigi Maieron, ognuno vive come può, tra comportamento e necessità, tra l’aspirazione alla spiritualità celeste e la tendenza a godere delle gioie materiali della vita; una bella rappresentazione del nostro paese.

Leonardo Ulian, Techno Atlas 007 – Ognun al bale cun so agne, 2022
     Electronic components, silver copper wires, lead, solder, acrylic perspex mirror, paper, acrylic paint, mdf. 153x95x5,5 cm

Leonardo Ulian and the spirituality of microchips

While the so-called digital art seems to meet a growing favor there are artists, such as Leonardo Ulian (Gorizia, 1974), whose exhibition Shapes of Worlds of Shapes has just ended at Massimo Carasi’s The flat gallery in Milan, who prefer to navigate in the opposite direction, realizing their art with the hardware that is the basis of digital. In his works he makes use of the smallest parts that make up a computer: chips, transistors, diodes, creating maps of the world and its hidden components, highlighting their magical, alchemical, infantile nature from which emanates a philosophical, psychological and spiritual message.


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