![](https://i0.wp.com/www.lacittavegetale.org/wp-content/uploads/2021/02/Barbara-De-Ponti-Clay-Time-Code-Museo-Civico-di-Scienze-Naturali-Malmerendi-2016-2-ph-Maki-Ochoa-FILEminimizer-2.jpg?resize=720%2C480&ssl=1)
Per sintetizzare il lavoro di Barbara De Ponti (Milano-1975) si potrebbe dire che esso si è concentrato, finora, sui grandi temi dello spazio e del tempo e si è concretizzato in una serie di eventi denominati “Planning Costellation” (2009), “Speaking Things” (2009), “La luce naturale delle stelle” (2012), “To identity” (2015), tutti ben illustrati nel piccolo volume “Isolario-appunti geografici sull’opera di Barbara De Ponti” (a cura di Alessandro Castiglioni-Postmediabooks) e poi “Clay Time Code” (2016) e “Forma mentis” (2018), di cui potete vedere delle immagini a fine articolo. Non descriverei però compiutamente la sua indagine, se non parlassi del retroterra culturale e metodologico che la sorregge e che inquadra il suo lavoro.
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