A Lodi la Natura Risponde


(Tempo di lettura 4 minuti)
Natura Risponde-Foto © Alberto Messina

A Lodi è ancora visitabile la mostra collettiva Natura Risponde curata da Angela Madesani e organizzata dall’ Associazione21, promossa nel 2019 dall’artista Pierpaolo Curti assieme ad un gruppo di amici. Curti ci tiene però a precisarmi che qui è presente in veste di operatore culturale e di guida e non espone le sue opere anche se alcune di queste sono però visibili nel suo studio che si trova a fianco allo spazio in cui si svolge la rassegna. L’associazione non ha avuto vita facile perché, subito dopo la sua costituzione è incappata nel Covid che nel territorio lodigiano ha avuto avvio. Oggi, pertanto, mentre stiamo cercando di lasciarci alle spalle questo periodo, una esposizione sull’argomento natura è l’occasione per interrogarci sulla relazione tra le forme dell’agire umano e le conseguenze che esso provoca e che si ripercuotono sullo stesso.

Nello spazio dell’Associazione21, un grande capannone che ospitava una piccola azienda di cui sono ancora presenti alcune tracce, la curatrice ha raccolto 14 artisti molto diversi tra loro, con opere che per la maggior parte sono state realizzate negli ultimi 4/5 anni e alcune anche durante la chiusura causata dalla pandemia. In questo senso il titolo della mostra può essere inteso come la risposta della natura all’attività umana ma anche degli artisti alla problematica ambientale. Se però consideriamo che la meno recente delle opere è quella di Cioni Carpi del 1972, 2 piedi 1 piede sotto terra e che, a distanza di quasi 50 anni da quell’opera che invitava l’uomo a entrare letteralmente nella natura, le problematiche ambientali e climatiche sono aumentate, possiamo chiederci se la mostra non avrebbe potuto intitolarsi anche La natura chiama e il genere umano non risponde.

L’atteggiamento di noi umani è per larga parte ancora definibile come opportunista. Quasi in uno sfogo Angela Madesani mi ribadisce che: “Noi siamo egoisti. Tagliamo, piantiamo, cerchiamo di trasformare la natura in paesaggio, di mettere tutto a nostra misura, creando giardini anche dove non ci sono e non sarebbero necessari”. Come ci dimostra il bellissimo documentario in time lapse messo a disposizione da Google Earth, l’attività umana negli ultimi quarant’anni ha provocato all’ambiente cambiamenti simili a quella degli effetti di insetti che vivono in comunità come le termiti o le formiche ma su una scala molto maggiore, con masse di popolazione che si accumulano nelle città. “L’uomo è stato sempre crudele con la natura. Aveva senso tagliare un albero secolare per rifare la volta della Cattedrale di Notre Dame? -mi dice ancora- Poiché non sarà comunque più la stessa forse si poteva decidere di darle un tocco di contemporaneità” ma naturalmente in questa decisione hanno pesato anche altri fattori, simbolici e di identificazione con quella chiesa.

Di fronte alle tematiche ambientaliste è poi sempre aperto il dilemma se il modo migliore per sensibilizzare l’opinione pubblica sia privilegiare la descrizione della bellezza naturale oppure rappresentare gli effetti devastanti dell’agire umano. Gli artisti in mostra lasciano la risposta aperta e d’altronde non è compito dell’arte rispondere ma, certo, le opere lasciano intravedere una diversa inclinazione che potremmo definire: documentaristica nel caso di Alberto Messina, Jacopo Valentini, Annalisa Testa, Elisabeth Scherffig e Davide Tagliabue; problematica nelle opere di Pierluigi Fresia, Tomaso Clavarino; ironica per Nicola Toffolini; estetizzante per Ivano Tessaroli, Serse Roma, Massimo Vitali e infine ottimistica per Santiago Miranda e Nina Carini. Naturalmente ognuno di voi potrà farsi una sua idea guardando le opere qui sotto, mentre per quella di Nina Carini, che è un’installazione sonora qui è disponibile l’audio.

  • Alberto Messina-Come le foglie-2021-Foto © Alberto Messina
  • Cioni Carpi-2 piedi 1 piede sotto terra-192-Foto © Alberto Messina
  • Nina Carini-Hoquetus-2021-Foto © Alberto Messina
  • Nicola Toffolini-Palma e banano e tetrapodi-Impatto asteroide-2019-Foto © Alberto Messina
  • Elisabeth Scherffig-Ficus Columnaris I e II-2021-Foto © Alberto Messina
  • Davide Tagliabue-Amigdalus communis L. Puglia-2000-Foto © Alberto Messina
  • Annalisa Testa-Serie "2"-2020-Foto © Alberto Messina
  • Massimo Vitali-Pic Nic Allèe #0700-2000-Foto © Alberto Messina
  • Tomaso Clavarino-Ballad of Woods and Wounds-2020-Foto © Alberto Messina
  • Pierluigi Fresia-2016-Foto © Alberto Messina
  • Serse Roma-Cartoline di mare-2019-Foto © Alberto Messina
  • Ivano Tessaroli-Gli alberi siamo noi/3-2019-Foto © Alberto Messina
  • Jacopo Valentini-Ciao Vado Ettore #1 #2 #3-2018- Foto © Alberto Messina
  • Santiago Miranda-Dodici case per dodici fiori-2020-Foto © Alberto Messina

Un’altra questione è quella della forza del messaggio. Come mi ricorda ancora Madesani, “l’arte è un linguaggio di nicchia che però può essere ripreso da altri linguaggi, come quello della pubblicità, dando maggiore diffusione al messaggio che si vuole diffondere”. Una maggiore consapevolezza delle problematiche ambientali è certamente venuta dall’attività della giovane ambientalista Greta Thunberg, anche se essa non ha a che fare con l’arte. Il problema della creazione di un nuovo immaginario più favorevole all’ambiente resta aperto e molto probabilmente avrebbe bisogno di un testimone d’eccezione, non uno sportivo, un artista musicale o un attore ma piuttosto un San Francesco o un Mahatma Gandhi, poiché non sono stati sufficienti l’impegno personale e addirittura il sacrificio della vita di alcuni ambientalisti. Le regole della comunicazione pubblicitaria sembrano valide anche in questo ambito e questo potrebbe spiegare come mai la spettacolarità delle azioni di Greenpeace sia riuscita in passato ad attrarre l’attenzione dell’opinione pubblica, anche se non sempre con consenso. Molto significative sono state le immagini di uccelli e pesci con lo stomaco pieno di oggetti di plastica e del Pacific Trash Vortex che hanno dato una forte spinta alla riduzione dell’impiego di questo materiale. Azzardo a dire che forse l’artista che più ha contribuito alla sensibilizzazione ambientale è Bansky, perché l’anonimato e la rarefazione dei suoi interventi, gli hanno dato finora la possibilità di non essere attratto all’interno del circo mediatico che finirebbe certamente per smorzare la novità dei suoi contributi.

Ma dopo aver ricevuto e interiorizzato il messaggio ambientalista resta il problema di come portarlo avanti. Ne parlo ai margini della mostra con Pierpaolo Curti che, anche se in questo caso è presente con il ruolo di presidente dell’Associazione21, ha una posizione ben precisa che ha espresso nelle sue opere in cui riduce le sollecitazioni, le luci e i colori della società dei consumi per portare l’osservatore in una realtà in cui è di fronte alla sua responsabilità di scelta. In questo caso il cambiamento nei confronti dell’ambiente è interiore e individuale, rivoluzione di sé stessi, mi ribadisce citandomi il filosofo indiano Jiddu Krishnamurti del libro La sola rivoluzione. Disarmarsi è la vera forza che può venire al rivoluzionario.

Una piccola mostra quindi ma che suscita molte riflessioni.

Abstract

In Lodi you can still visit the collective exhibition Natura Risponde curated by Angela Madesani and organized by Associazione21, promoted by the artist Pierpaolo Curti together with other friends in 2019. In the space of the association, the curator has gathered 14 artists very different from each other, with works made for the most part in the last 4/5 years and some even during the closing. Also on display is the work of Cioni Carpi, 2 piedi 1 piede sotto terra made in 1972 which, given the distance of almost 50 years from its realization and the increase in environmental and climate problems, pushes us to ask if the exhibition could not have been called also Nature calls and man does not answer. The exhibition is therefore an opportunity to reflect on our behavior, on how to spread the environmental message, on how to create an imaginary favorable to this cause and on the role of each of us.


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