Il ritmo e la geometria della musica nelle nature morte di Gabriele Jardini


(Tempo di lettura 4 minuti)
Gabriele Jardini-Doppio scatto-oggetti ed alimenti tagliati. Installazione e foto-2013

Osservando le opere di Gabriele Jardini (Gerenzano, 1956), si può essere tratti in inganno da una apparente semplicità. Ad esempio, guardando per la prima volta la foto nell’immagine di apertura, “Doppio scatto, oggetti ed alimenti tagliati”, mi ero posto solo due domande: se la natura morta avesse ancora un senso nella nostra epoca di immagini digitali e a cosa egli si ispirasse, senza porre la necessaria attenzione ad osservarla per cogliere invece le caratteristiche del suo lavoro. Per quanto riguarda l’attualità della prima posso rispondere che, nonostante gli eccessi a cui il digitale ci ha abituato e di cui siamo complici, il desiderio di riprodurre elementi naturali come frutta e vegetali assieme al vasellame in un ambiente domestico, sia comunque espressione di un amore per la natura. In secondo luogo, la mia impressione che si trattasse di una reinterpretazione di un Asaroton, cioè di un pavimento a mosaico diffuso nelle ville greche e romane in cui erano inserite raffigurazioni di alimenti, era superficiale, perché egli vuole dirci molto di più.

Per accostarci a questo artista sono indispensabili alcune note biografiche. Il padre, organista, lo avvicina alla musica e a frequentare il conservatorio, dove si diplomerà in direzione di coro e canto corale, anche se lui avrebbe voluto iscriversi al liceo artistico, perché il disegno e la pittura lo attiravano fin da ragazzo tanto che, a 15 anni, comprò colori e una tela dal droghiere. Frequenterà poi il DAMS a Bologna e successivamente un anno del corso serale dell’Accademia di Brera che però abbandonerà perché mi dice: “troppo poco pianificata rispetto al conservatorio”. L’educazione musicale e la passione per le arti visive sono due elementi che fonderà assieme, perché se la musica ha la capacità di impressionare fortemente la nostra psiche più della scultura e della pittura, egli avverte al tempo stesso l’esigenza di rendere visibili queste emozioni.

Il punto di partenza di Jardini è la Land Art a cui si è dedicato per una ventina di anni, partecipando alle prime edizioni di Arte Sella (di cui mi ero occupato l’8 gennaio dello scorso anno) e realizzando molti interventi. La natura, del resto, segue un ritmo musicale, rappresentato dalla varietà e regolarità che si esprime nell’alternarsi di giorno e notte, nei cicli delle stagioni, nella mutevolezza del clima. Tra la visione americana e quella europea della Land Art, più antropocentrica la prima che modifica permanentemente l’ambiente naturale, più condivisa tra uomo e natura la seconda che utilizza materiali naturali che restano soggetti agli effetti del tempo e del clima, il nostro sceglie una terza soluzione. Le sue opere realizzate con ghiaccio, neve, pietre e foglie, sarebbero destinate a sparire ed è solo con la fotografia, una terza arte, che esse restano permanenti. “Over the wall (tribute to Lucio Fontana)”, “Igloo”, “Frost” e “Dew”, visibili nella rassegna fotografica al piede dell’articolo, sono esempi dei suoi lavori in cui si evidenziano già due caratteristiche del suo modo di esprimersi che resteranno costanti: l’estrema cura per realizzare l’opera, risultato di una manualità estrema e l’assenza di trucchi fotografici o di ritocchi. La foto non si limita a riprodurre ma crea il risultato, fornendo la particolare angolazione del lavoro realizzato che vuole evidenziare, avvicinandosi alla sensibilità di artisti ambientali come Andy Goldworthy e Nils-Udo.

Ma la musica non ha solo un ritmo ma anche una sua geometria, espressa sia dalla disposizione delle note sul pentagramma, sia attraverso il collegamento tra melodie, tempi e toni all’interno di una composizione musicale (per questo suggerisco di dare uno sguardo a Geometricamente Musica di Simone Cappellini). Jardini, mentre è seduto al pianoforte e compone degli accordi, mi parla dell’estrema regolarità geometrica dei corali di Bach e poi della rottura di Debussy e poi ancora della dodecafonia di Schoemberg che, nonostante le apparenze contrarie, esprime un ritorno alla geometria musicale. Ed è questo andamento geometrico che egli imprime alle sue nature morte, in cui le note diventano gli oggetti disposti sul piano e nello spazio come in “Sciamatura”. Al tempo stesso, gli oggetti di tutti i giorni che vengono impiegati rappresentano da un lato la continuità, alla pari di una nota che viene suonata per un tempo indefinito, ma anche una sospensione del tempo che viene condensato e bloccato dalla rappresentazione. Gli oggetti che vengono inseriti in parte sono espressione della vanitas ma Jardini non mette in evidenza la loro perfezione come nel caso della frutta o dei fiori rinascimentali o barocchi e della loro ripresa da un artista come Christopher Broadbent. I suoi sono piatti sporchi con resti di alimenti, oggetti di uso comune come matite, spugnette da cucina, tubetti, confezioni di prodotti, in situazioni limite, attraversati da linee di rottura, come in “Fulmine” o “Concetto domestico con pasta e fagioli” o che ingannano la nostra percezione visiva come in “Terzo di nove”. In queste composizioni Jardini esprime anche la sua natura di “Homo Ludens” alla maniera di Johan Huizinga e ci invita a giocare, a stupirci per quello che sembra impossibile e a trovare la soluzione al di là dell’effetto ottico che ci può ingannare, senza svolgere il ruolo del “guastafeste” che si rifiuta di stare al gioco.

Anche le nature morte sono il risultato di un lungo lavoro per l’ideazione delle scene, la scelta e la selezione degli oggetti, la loro disposizione nello spazio e la loro osservazione attraverso il banco ottico, con tempi molto lunghi, anche di un mese, fino alla foto che costruisce la visione e restringe e obbliga il nostro campo visivo. Per questo lo scatto è l’ultimo gesto dell’artista, come egli stesso ha raccontato in questa bella video intervista a cui fanno da sfondo anche delle sue musiche.

  • Gabriele Jardini-SCIAMATURA-2009-istallazione e foto di alimenti ed oggetti avvitati
  • Gabriele Jardini-OVER THE WALL (tribute to Lucio Fontana), winter 1999-2000 - Inkjet print, variable dimensions.
  • Gabriele jardini-Concetto domestico con pasta e fagioli-settembre 2009 -Istallazione e foto
  • Gabriele Jardini-OVER THE WALL (tribute to Lucio Fontana), winter 1999-2000 - Inkjet print, variable dimensions
  • Gabriele Jardini-TERZO DI NOVE, 2016 - Inkjet print 220X160 cm, ed. of 12
  • Gabriele Jardini-DEW, winter 2005-2006 - Inkjet print, variable dimensions.
  • Gabriele Jardini-FROST- winter 1999-2000 - Inkjet print, variable dimensions.
  • Gabriele jardini-Fulmine-marzo 2010 . ........a plate slipped from my hands and it broke fast as a lightning -Istallazione e foto

Abstract

Gabriele Jardini, educated in music with a diploma in choir conducting and choral singing but attracted by the visual arts, first found in Land Art and then in Still Life, the way to merge these two passions and visions. In the first he will compose scenes destined to disappear due to atmospheric agents and in the second he will employ everyday objects arranged with the rigor of a musical score. Photography, as a last step, will give him the opportunity to fix his works.


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