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Dopo la felice esperienza di Riflessi, la scultura di Mario Costantini realizzata nello stabilimento ME.CA.T. di Pombia (NO) dell’amico e mecenate Mario Di Giorgio e installata a Montebello di Bertona (PE) due anni fa, la collaborazione si è ripetuta in occasione di una nuova opera dello scultore e artista pennese che questa volta viene collocata nella città natale dei due protagonisti di questo connubio, fornendo una nuova prova di come arte e tecnica possano e debbano fondersi per fornire il migliore risultato. Se Riflessi celebrava e sintetizzava l’evoluzione umana e tecnologica nella forma dell’amigdala che sulle sue facce teneva impressa le due forme dell’uomo organico e di quello geometrico, Cuspis Rostrata affronta in maniera diretta e senza alcun infingimento il tema ambientale. In questo senso, mentre Riflessi poteva definirsi evocativa in quanto ci portava nel passato, Cuspis Rostrata può definirsi commemorativa o celebrativa degli eventi che stanno interessando il clima.
Per affrontare questo tema Costantini ha fatto ricorso all’esempio delle Colonne Rostrate innalzate nell’antica Roma per celebrare le vittorie navali della Città Eterna, sostituendo la forma della colonna con quella di una cuspide su cui, invece dei rostri sottratti alle navi nemiche, compaiono degli scafi di navi fissati sulla sua sommità. Non si tratta però della celebrazione di una vittoria, ma di quella di un allarme, del momento in cui si prende atto di una criticità. Al tempo stesso la denominazione latina dell’opera, stabilendo un rapporto ideale con il passato, vuole conferire alla stessa, una certa sacralità. Il messaggio che l’artista lancia non vuole esaurirsi nel presente ma viaggiare nel tempo, mantenere la sua attualità, sperando che esso resti un monito di una minaccia che sarà stata sconfitta. Le dimensioni imponenti della scultura, alta all’incirca 4,5 metri, del resto, impongono rispetto e conferiscono alla stessa la rilevanza che il tema impone. Collocata in una posizione da cui si vede il mare essa si erge quale monito, quale testimonianza dell’emergenza e speriamo quale baluardo, in modo che tra cento anni essa possa apparire come testimonianza di una vittoria dell’uomo su sé stesso.
La collocazione della scena artistica sul mare non è nuova nel lavoro di Costantini che già nel 2018 aveva realizzato la personale IL MARE alla Galleria E20 di Pescara, ma qui si aggiungono la montagna e il territorio, quest’ultimo attraverso i ricami. L’estrema versatilità di Costantini, artista prolifico, in grado di padroneggiare molte tecniche e molti materiali, gli consente di realizzare opere in cui anche materiali apparentemente non fruibili per un determinato risultato, vengono piegati alla sua volontà. La collaborazione con Mario Di Giorgio, in questo caso, gli ha consentito di realizzare la forma piramidale ma anche le curve degli scafi e di ricamare l’acciaio.
Da un punto di vista materico le due sculture potrebbero sembrare molto simili ma mentre in Riflessi le pareti di acciaio erano solo incise e tagliate in modo da creare dei pieni e dei vuoti, in Cuspis Rostrata, l’acciaio è operato dal decoro dei differenti ricami incisi mentre le navi sono forme che sembrano fuoriuscire dalle pareti della cuspide. La base questa volta è stata realizzata in acciaio corten che si ossiderà con il tempo in modo da assumere una maggiore consonanza con l’ambiente circostante e la vetustà dell’ambiente vestino.
L’intervista all’artista Mario Costantini
Come è maturata Cuspis Rostrata e cosa hai voluto esprimere con essa?
Il punto di partenza di questa mia nuova opera va rintracciato tra le tante ricerche fatte per la mostra IL MARE, tenuta alla Galleria E20 di Pescara nel 2018. In quell’occasione mi ero soffermato a lungo sui messaggi estetici che contestualizzano le condizioni di questo essere, della sua problematica ecologica e politica, realizzando una serie di piccole sculture in ceramica al terzo fuoco, dipinti e arazzi. Lì, come aveva ben messo in luce il critico Antonio Zimarino nella sua presentazione, il mare era ancora inteso in una prospettiva classica, odisseica, come luogo del viaggio, del suo esito indeterminato, dell’incontro e dello scambio, “di ricerca e raggiungimento”. Tra i vari bozzetti che avevo preparato per quella mostra ce n’era uno, in particolare, che figura anche nel catalogo che aveva una forte connotazione ecologica, una punta a base triangolare con nove scafi conficcati che avevo chiamato La montagna e il mare che esprimeva il rapporto tra questi due ambiti ma senza ancora definirlo chiaramente.
A distanza di pochi anni invece la prospettiva da cui guardare il mare si è assieme capovolta ed accelerata ed è divenuta totalmente ecologica ed ambientale ma in una maniera diversa dal passato. La questione non sta più nell’inquinamento da idrocarburi o da plastiche, ma nell’innalzamento del livello dei mari, dato che il loro livello medio è aumentato di 10 centimetri e si accresce in misura di 3 millimetri l’anno, come conseguenza da un lato del loro riscaldamento dovuto all’aumento della CO2 che ne fa aumentare il volume e dall’altro dello scioglimento dei ghiacciai dovuto all’aumento della temperatura media del pianeta. Se il bozzetto esprimeva ancora un rapporto in un certo senso quasi amichevole ed egualitario qui invece la diseguaglianza e l’inimicizia tra i due elementi sono il centro della riflessione. È lo tsunami che ci ha mostrato barche arenate, è Carlos Fitzcarraldo che fece trascinare una barca sulle montagne per realizzare il sogno di mettere in contatto due fiumi, è il dominio della natura ricercato dagli umani, simboleggiato anche dalla cuspide, che finisce poi per spingere in alto le banche e farle arenare sui monti.
Mentre nell’antica Roma le colonne rostrate celebravano le vittorie delle navi romane su quelle avversarie a cui venivano asportati i rostri, le punte metalliche che venivano impiegate per sfondare le carene di quelle nemiche, qui nella Cuspis Rostrata gli scafi si arenano perché non trovano l’acqua ma la nuda terra e diventano ornamenti taglienti, riflettenti, mostrandosi alla luce specchianti con i segni cupi dei ricami. La cuspide penetra il cielo non per celebrare vittorie marine, ma riflessioni temporanee sul delicato equilibrio biologico, degli esseri viventi e in particolar modo sulla terra che ci dovrà sfamare per tanto tempo, nella giusta convivenza degli altri organi viventi. Un avvertimento plastico per mostrarsi svegli e promettenti. Uomini attenti e pronti a riconciliarsi con la Madre Terra.
Che significato hanno I ricami che appaiono sull’opera?
Sono l’elemento umano inciso sull’acciaio, il richiamo alla nostra tradizione, il segnale di un rapporto tra le città dell’interno e quelle della costa che assorbono e prosciugano la cultura di quelle dell’interno, innalzandosi moralmente su di esse ma superate, come in una nemesi, dall’aumento del livello delle acque che le circondano. L’acciaio usato per l’opera si mostra in tema per il suo uso in questa contemporaneità. I tagli al laser sono i racconti ricamati di un territorio, quello vestino, che ha segnato una storia di pura cultura millenario. Con le grafie al buio che si sono create con i ricami, tutta la scultura viene ingentilita dalla luce
Con Cuspis Rostrata sei alla seconda esperienza di collaborazione con Mario Di Giorgio, ma come è nata la scelta di quest’opera
Il bozzetto, in maiolica, alto circa 50 cm, era nel mio studio insieme ad altri. L’amico Mario Di Giorgio, dopo la proficua collaborazione di Riflessi, nel corso di una nuova visita fu colpito e attirato, tra i lavori esposti, da questa piramide cuspidata, che ritenne idonea per la lavorazione nella sua officina. Rimanemmo d’accordo, con una stretta di mano, di riparlarne qualche mese più tardi. Nel frattempo, io ero preso a realizzare una serie di studi sul punto vestino che sono poi confluiti nell’opera.
Quando Mario mi chiese di procedere per i disegni esecutivi, perché voleva realizzare per la nostra città questa grande scultura in acciaio, io feci un bozzetto in cartapesta, introdussi i ricami della terra vestina sugli scafi e sulle pareti della cuspide, per tenere l’uomo legato agli eventi ecologici del pianeta con la sua operosità.
L’intervista all’imprenditore Mario Di Giorgio
Perché da un po’ di tempo ti sei dedicato alla realizzazione di opere d’arte?
Non si è trattato di una scelta casuale ma della conseguenza delle chiacchierate e degli scambi culturali nelle tante passeggiate con Mario Costantini nel corso delle mie visite a Penne, cittadina in cui sono nato e in cui ho vissuto fino a 19 anni, a cui sono legato da un profondo affetto e dove torno non appena possibile. Negli ultimi anni poi, anche se sono ancora impegnato con la mia attività imprenditoriale, ho avuto più tempo e ho ripreso i contatti con altri artisti pennesi come Bruno Liberatore e Antonio Giancaterino e poi mi sono sempre idealmente vicini quelli di cui ho alcune opere come Giorgio Rinaldo, che considero pennese anche se ha vissuto a Penne solo alcuni anni della sua vita e Antonio Di Fabrizio, rinverdendo così anche il mio interesse per l’arte. Due anni fa si concretizzò una prima esperienza con la scultura di Mario Costantini, Riflessi, collocata a Montebello di Bertona e quindi avevo potuto anche testare tutto il processo per giungere alla realizzazione dell’opera finita, impiegando le attrezzature e le competenze umane della mia azienda. Certo per me questa è un’esperienza limitata nel tempo, mentre ci sono fonderie e aziende che lavorano esclusivamente per la realizzazione di opere d’arte.
Quando hai visto per la prima volta il progetto della Cuspis Rostrata che cosa hai pensato?
L’ho pensato subito come realizzabile per esprimere le potenzialità che possiedo in azienda. I ricami mi avevano fatto pensare alle tradizioni custodite dal nostro Istituto d’Arte mentre gli scafi che fuoriescono dalla struttura a causa all’innalzamento delle acque mi sono apparsi come conseguenza dei cambiamenti climatici in atto. La base inizialmente era prevista in mattoni ma poi abbiamo optato per l’acciaio corten così da poterla realizzare direttamente nella mia officina assieme alla struttura interna che la regge e la assicura
Hai chiesto delle modifiche al progetto?
Non è stato necessario perché abbiamo messo in scala il progetto della scultura e abbiamo deciso sia le dimensioni definitive sia come realizzarla tenendo conto di dove sarebbe stata collocata. Alla fine, si tratta di una scultura di quattro quintali di acciaio tutta smontabile: base, telaio interno, tre lati ricamati, barche, tappo terminale.
Quali elementi e di che tipo hai aggiunto?
Certamente l’elemento più importante ha riguardato la funzionalità del montaggio perché la base è un triangolo con un lato di circa 1,5 metri e altrettanti di altezza, su cui sarà collocata la scultura vera e propria di 2,98 metri. Poi per quanto riguarda la manutenibilità abbiamo optato per realizzare la cuspide in acciaio inox satinato lucido in modo da far risaltare anche i ricami e assicurarle una durata eterna.
Qual è stato il momento più critico della realizzazione?
Sicuramente la prima prova di piegatura degli spigoli della cuspide che devono affiancarsi perfettamente tra di loro in modo da essere legati al telaio sottostante in lamiera piegata, con tre coste che vanno su verso il vertice e che sono tenute insieme da triangoli posti trasversalmente.
Come ti sei relazionato con Mario Costantini data la distanza?
Oggi grazie ai telefonini è stato facilissimo scambiarsi con Mario Costantini immagini e video che testimoniavano in tempo reale della realizzazione, quindi c’è stato un aggiornamento continuo. Ad esempio, le barche non erano facili da realizzare e quindi era necessario visualizzare a mano a mano la loro esecuzione.
A chi hai affidato la realizzazione del lavoro e quanto ore ha richiesto?
A due collaboratori in particolare che avevano partecipato al progetto di Montebello: Dario Armellin, ormai in pensione che continua a collaborare con noi e che si è occupato della ingegnerizzazione del disegno e della programmazione delle macchine, teniamo conto che è stato necessario un programma per ogni ricamo e Renzo Mazzola che si è occupato del taglio e della piegatura delle diverse parti, affiancati da mio figlio Luca. Il tempo impiegato non è facile da calcolare ma credo siano state necessarie oltre cento ore.
Pensi di realizzare altre opere anche di altri artisti?
Finché ci saranno buone idee con un significato interessante e legate a Penne mi piacerebbe realizzarle.
Cuspis Rostrata by Mario Costantini rises against environmental threats
Cuspis Rostrata is the new sculpture with which the artist Mario Costantini (Penne, 1946) addresses in a direct and unadulterated way the issue of threats to the environment with the use of the example of the Rostrate Columns raised in ancient Rome to celebrate the naval victories of the Eternal City, replacing the shape of the column with that of a cusp on which, instead of the beaks stolen from enemy ships, appear hulls of ships fixed on its summit. However, it is not a celebration of victory, but of alarm, of the moment when a critical issue is noted. The new work is the result of collaboration with the metalworker entrepreneur and patron, the fellow citizen Mario Di Giorgio, who has made available his ability and his plants for the realization of the work that is thus a perfect synthesis of art and technique, enriching the already remarkable artistic heritage of the city of Penne.